E’ un vero e proprio incubo quello che sta vivendo una famiglia di Busto Arsizio, ( siamo in provincia di Varese). Una vita tranquilla, una famiglia come tante, tutto cambia però quando un giorni, c’è una storia da ascoltare. E’ quella della propria figlia, una bambina di soli 11 anni che è stata vittima di un atto indicibile. Un 27enne, amico della famiglia della piccola, l’ha convinta ad accompagnarlo in un luogo appartato del quartiere e ha abusato di lei. Non solo l’abuso.
La bambina è infatti rimasta incinta, avendo già avuto la fase di sviluppo. La terribile scoperta è avvenuta solo quando la giovane è stata portata d’urgenza in ospedale a causa di forti dolori addominali nel quarto mese di gravidanza. La piccola ha poi raccontato ai genitori quello che era successo. Mai avrebbero immaginato di dover ascoltare il racconto dell’orrore. Purtroppo però la cronaca nera degli ultimi mesi, ci ha raccontato drammatiche vicende come quella della piccola di Busto Arsizio. Da Palermo, a Caivano, passando per Battipaglia. Dal nord al sud Italia, senza nessuna differenza, con una sola costante comune: cattiveria. Cattiveria, crudeltà, crimine.
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L’orrendo episodio ha portato alla condanna dell’uomo a 10 anni di reclusione. Il tribunale, presieduto dalla giudice Veronica Giacoia, ha anche stabilito un risarcimento di 80mila euro per la giovane vittima. La bambina, che ha dato alla luce il bambino tramite un cesareo nel luglio dello scorso anno, non ha mai visto il figlio, che è stato immediatamente affidato a una famiglia amorevole.
La storia è arrivata oggi sulla stampa nazionale ma è iniziata diversi mesi fa. Siamo alla fine dell’estate del 2021, quando la bambina è stata avvicinata dall’aggressore nel cortile delle case popolari in cui viveva. Dopo due incontri, la piccola ha evitato l’uomo, ma i traumi subiti sono venuti alla luce solo quando i sintomi della gravidanza si sono manifestati e ha avvertito i dolori addominali che l’hanno portata in ospedale.
La giovane vittima è stata affidata a psicologi e alle autorità, che l’hanno sostenuta durante il difficile percorso giudiziario. Nonostante la sua tenera età, ha testimoniato coraggiosamente, contribuendo così a far giustizia. La bambina è ora ospite di una comunità per minori, dove sta ricevendo supporto psicologico per affrontare le profonde cicatrici lasciate da questa terribile esperienza.
L’avvocata Erminia Viganò, nominata dall’amministratrice di sostegno Katia Broggini, ha difeso la piccola parte civile nel processo, garantendo che la voce della vittima fosse ascoltata e che giustizia fosse fatta. La comunità si è unita nel sostegno alla giovane e alla sua famiglia durante questo periodo incredibilmente difficile.
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