Dieci minuti di dichiarazioni, senza mai tradire una emozione. Alessia Pifferi racconta di esser stata picchiata in cella dalle altre detenute, racconta di come sia difficile la sua vita in carcere perchè accusata di aver ucciso la sua bambina, la piccola Diana. Ma respinge ogni accusa: mai avrebbe pensato che la piccola sarebbe stata male, mai avrebbe pensato di poter provocare la morte della sua bambina. E’ quello che vuole dimostrare anche l’avvocata di Alessia Pifferi, convinta che la sua assistita non avesse i mezzi per rendersi conto che la bambina, lasciata sei giorni da sola in casa in piena estate, senza cibo e acqua, potesse morire. Alessia Pifferi non aveva i mezzi per rendersi conto di quello che sarebbe potuto succedere a sua figlia. Lo stabiliranno i giudici di Milano.
In aula, senza versare una lacrima, Alessia Pifferi ha parlato così di sua figlia Diana, morta di stenti in casa da sola, al buio : “Sto già pagando il mio ergastolo avendo perso la mia bambina, ma voglio dire a tutta Italia che non ho mai pensato di fare del male a mia figlia, non mi è mai passato per la mente, mai che potesse accadere, non è stata una cosa premeditata“.
Ha parlato di quanto sia stata difficile la sua infanzia, di come sua sorella l’abbia sempre odiata. Di un abuso subito quando aveva solo 16 anni e del suo rapporto con gli uomini. Poi ha detto: “Non sapevo tutti i problemi e le patologie che ho, l’ho saputo adesso dalla tv grazie all’avvocata Alessia Pontenani che ha trovato le carte” (riferimento alle relazioni scolastiche che l’avvocato voleva fossero riesaminate dal perito psichiatrico della Corte, ma che i giudici stamattina hanno ritenuto solo di acquisire agli senza bisogno di riaprire ulteriormente la perizia).
E ancora: “Se la mia famiglia me le avesse dette, in qualche modo mi sarei curata e oggi non ci troveremo qui in una situazione così brutta. Non sapevo di essere incinta, ma mia figlia l’ho accettata ed è stata il regalo più bello che potessi avere“.
In aula il PM ha però voluto ricordare il modo drammatico in cui la piccola Diana è morta, per non dimenticare questa tragedia: “oggi ci è venuta a dire che non è un’assassina: ma allora perché ha voluto sempre giustificare con tutti che la bimba non fosse sola in casa? Perché sapeva benissimo che era una cosa che non si fa, lo sa anche un bambino che è un comportamento gravissimo” e poi l’attacco : “si trovava da sola a casa, perché lei, la madre, durante questo processo, ha studiato, si è ingegnata, ha capito come si formano le valutazioni in un processo: e ora vi dice cose con lo scopo di evitare la sanzione più grave e ottenere qualche vantaggio processuale“.
Il PM Francesco de Tommasi ha ricordato che Alessia Pifferi era a divertirsi con il suo uomo quando la piccola Diana mangiava il suo pannolino, presa dalla fame, da sola, in una casa in cui c’era anche molto molto caldo. Il Pm ha ricordato: “A nemmeno 18 mesi, è morta di fame e sete dopo sofferenze atroci e terribili con un processo di progressivo indebolimento delle funzioni vitali: era supina nella culla, gli occhi infossati, la bocca scura, segni già di decomposizione alle mani e piedi, sono i dettagli della mortificazione di una bambina“.
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