Anthea Comellini, nata nel 1992, è una giovane millennial Chiari, un piccolo paesino della provincia di Brescia. Lei è una ex atleta di orienteering ed ora è una degli astronauti che andranno a formare quella che è denominata la classe 2022. Anthea è stata selezionata dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa). La Comellini ha partecipato alle selezioni dove è risultata idonea. Pensate che si sono presentati ben 22.500 aspiranti astronauti provenienti da tutta l’Europa, non solo dall’Italia. La bresciana è stata esaminata con sei fasi di test molto difficili e alla fine ce l’ha fatta. E’ l’unica donna italiana ad essere stata selezionata. In tutto sono stati presi diciassette astronauti, solo un altro ragazzo è italiano: Andrea Patassa.
La soddisfazione dell’astronauta Anthea Comellini: conosciamola meglio
Che cosa dovrà fare adesso Anthea Comellini assieme ai colleghi europei che sono stati selezionati? Parteciperà a delle missioni importanti. Tra queste ci sarà anche la missione di ritornare sulla Luna. Anthea si è laureata in ingegneria spaziale al Politecnico di Milano. Ha una doppia laurea con la French Grande école of engineering di Tolosa e un master presso l’Università di Paris-Saclay. I suoi voti sono ottimi, ha la lode. E parla bene molte lingue come inglese e francese, con anche qualche base di russo. Attualmente la Comellini fa l’ingegnere di Ricerca e Sviluppo in GNC (Guida, Navigazione e Controllo) alla Thales Alenia Space di Cannes, in Francia. Si sta occupando di tecnologie per missioni robotiche che magari in futuro potrebbero servire proprio per i voli nello spazio.
“Essere un ingegnere è la cosa che mi definisce più di ogni altra. È la cosa per cui ho lavorato di più. Ricordo che da bambina dicevo: ‘da grande voglio fare l’astronauta’, ma nella vita quello che poi mi ha ispirato davvero sono le persone che lavorano nella ricerca scientifica e si impegnano per qualcosa che non è fine a se stesso. Ho scelto lo spazio, non solo perché mi piace, ma per le sue implicazioni positive sulla società. Noi andiamo in orbita per osservare la terra, per conoscerla meglio. Per monitorare il cambiamento climatico, per studiare come evolve l’ecosistema terrestre, per permettere teleassistenza a zone più remote. Grazie ai sistemi satellitari di osservazione, telecomunicazione e navigazione riusciamo a intervenire durante i terremoti o altre crisi” ha così raccontato.
Ovviamente questo suo percorso per arrivare dove è ora non è stato facile. I suoi genitori l’hanno sempre sostenuta, lasciandola libera di scegliere. Anthea però è consapevole che essere selezionati è quasi una lotteria: “Essere selezionati come astronauta è un po’ una lotteria. Non basta prepararsi, ci sono cose che tu non puoi controllare, come il tuo stato medico. E così non puoi orientare tutta la tua vita per cercare di diventare astronauta, perché è una scommessa che difficilmente paga. Ho cercato di capire che cosa amassi fare e ho lavorato per trovare il mio posto nel mondo. E già prima della selezione quel posto lo avevo trovato. A 29 anni avevo già iniziato a sentire quella sensazione che la fatica, l’impegno, tutti i mattoncini che avevo messo lì uno sopra l’altro, mi avevano portato qui. A lavorare per lo spazio. E ho davvero capito che tutto quello che fai a un certo punto ti torna indietro“.
I test per l’Esa sono durati oltre un anno. Ci sono state diverse selezioni, tra cui i test psicometrici, i test della memoria, la velocità di percezione, la coordinazione occhio-mano, la capacità di essere multitasking e così via. Anthea ora sembra essere più che pronta per questa incredibile avventura: “Sono un membro della riserva. È la prima volta che l’Esa istituisce un corpo cosi. E lo fa per prepararsi al futuro. Lo spazio sarà sempre più vicino. Mi sento pronta a prendere il pacchetto completo. Oneri e onori. Il mio messaggio va alle giovani generazioni. Ho imparato che non ci sono ambiti in cui noi ragazze non possiamo eccellere. Siamo in grado di fare tutto, se a spingerci c’è la passione. Agli innovatori: lavoro nel campo ricerca e sviluppo e so che l’innovazione non è sempre facile. Ma è ciò che ci ha permesso di progredire. È una maratona, più che una corsa di 100 metri, che vale la pena correre. E infine a chi sta già ‘usando’ lo spazio: trattiamolo in maniera sostenibile. Senza fare gli errori che abbiamo commesso sulla Terra”.