Stiamo assistendo a una vera e propria escalation che lascia senza parole. Violenza, crimini efferati, omicidi. Succede in Italia e succede all’estero. E mentre gli esperti continuano a cercare risposte a tanta violenza, i casi si moltiplicano. In Germania, milioni di persone sono rimaste incollate alla tv per ascoltare ai notiziari, la storia della piccola Luise, scomparsa dopo una uscita con le amiche e ritrovata morta in un bosco poche ore dopo. Tanti giorni di indagine, poi la scoperta che ha lasciato una nazione intera sconvolta: la dodicenne, è stata uccisa dalle sue compagne, dalla sua migliore amica. Il motivo? Un dispetto, una vendetta. Le forze dell’ordine non hanno aggiunto altro, per tutelare le due ragazzine, le due bambine, che hanno accoltellato la loro coetanea. E mentre la storia di Luise faceva il giro del mondo, anche nella nostra Italia, le cose non andavano meglio.
Bambine che uccidono bambine
Negli ultimi tre mesi, i video di bambine e ragazzine che si aggrediscono tra loro, che si picchiano fuori dalla scuola, che si insultano, spopolano sui social. Bambine che uccidono bambine. Ragazzine che urlano, che si insultano e che poi pubblicano tutto su Tik Tok. Tre fatti di una gravità assurda, sono accaduti in Italia, nel giro di pochissime settimane. Da Nord a Sud.
Ad Arezzo, una ragazzina è stata picchiata da un branco di ragazzi e ragazze, senza motivo. Ha 11 anni la piccola, è stata picchiata in pieno giorno, da un branco, secondo quanto emerso, per invidia. “Mia figlia non dorme più, non mangia, vuole andare via da Arezzo. Ha paura anche quando noi genitori usciamo di casa, perché teme che ci accada qualcosa” queste le parole della mamma dell’undicenne che ha rilasciato diverse interviste, per provare a rispondere ai giornalisti. Nessuno si capacita di quanto accaduto, e non solo per la gravità dei fatti, ma anche perchè nessuno è intervenuto, sentendo le urla della piccola. Aveva un appuntamento, per chiarirsi. Questioni di cuore, questioni da bambine. Un tranello: picchiata da diverse sue coetanee. Non solo. Un tam tam sui social, scambio di messaggio: quasi 40 i ragazzini presenti quel pomeriggio, tutti pronti a fare del male, tutti pronti a colpire. E chi non picchiava, guardava, senza intervenire. Altri filmavano.
Da Arezzo a Mantova poche ore dopo, siamo sempre a febbraio 2023. Una ragazzina di 13 anni è salva per miracolo, solo perchè questa volta, qualcun è intervenuto. Una donna coraggiosa che ha capito che non c’era da voltarsi dall’altra parte, che c’era da salvare una vita. Due ragazzine, armate di forbici, hanno iniziato ad aggredire una coetanea, anche in questo caso forse, un motivo sentimentale. Un ragazzino, una gelosia. La tredicenne, tenuta ferma da una delle due ragazzine, sarebbe stata colpita dall’altra con pugni alla testa e al volto, e anche con le forbici da cucito. Le urla della vittima sono state udite da una donna che abita nei pressi del parco e ha dato l’allarme. Le ha salvato la vita. Le ferite sono state curate in ospedale, quelle dell’anima sono ancora lì, per lei e per la famiglia. Anche in questo caso i genitori si chiedono perchè e non sanno cosa rispondersi.
Da Mantova a Napoli, siamo a marzo 2023. Poche ore fa un altro fatto che lascia senza parole. Una nuova tremenda aggressione. 11 anni, aggredita a calci e pugni, il pomeriggio di sabato 11 marzo davanti a un parchetto, punto di ritrovo per tutti i bambini della sua età. Il perchè? Gelosia, possesso. Uno scambio di messaggi con un ragazzino già fidanzato. La furia della bambina che la invitava a stare lontano dal “suo” fidanzato. «Tumefazione galea con alopecia in regione parieto occipitale mediana-contusione colonna vertebrale con dolore palpazione c6-c7», questa la diagnosi di 10 giorni formulata al pronto soccorso. 30 persone coinvolte: calci, pugni, violenza di ogni genere. Le ciocche dei capelli strappate, lasciate per strada e fotografate, postate sui social. Si è salvata la piccola solo perchè un carabiniere in borghese è passato dove il tutto stava accadendo ed è intervenuto. Sui social nel frattempo, le immagini di quei capelli. I video. Ma nessuno è intervenuto per aiutare la bambina. Un trofeo, i capelli della ragazzina, quelle ciocche postate sui social, come a dire “ecco che cosa succede a chi si mette con me“. “Mia nipote non mangia più, vomita, piange” ha detto la nonna della ragazzina,.
Come sarebbero finite queste storie, se non ci fosse stato l’intervento di persone estranee? E come andranno a finire le indagini ? Ma soprattutto: come guariranno le tre ragazzine coinvolte in questa vicenda, tre bambine che stanno per diventare donne e che porteranno per sempre dentro di se le lacerazioni dell’anima?