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Categorie: Donna News

Chi è Maria Grazia Chiuri direttrice creativa Dior scelta da Chiara Ferragni per Sanremo 2023

Chi è Maria Grazia Chiuri la designer scelta da Chiara Ferragni per Sanremo 2023?

Tra poche settimane partirà il Festival di Sanremo 2023. Ormai di notizie ne abbiamo un po’ e sappiamo che tra le co-conduttrici scelte da Amadeus ci sarà lei: Chiara Ferragni. L’imprenditrice digitale più famosa d’Italia sarà presente in due serate sull’Ariston, prima e ultima. In questi giorni la bella Chiara sta dando non pochi spoiler su questa sua primissima esperienza come presentatrice per un evento così importante. L’ultima news che ha voluto dare a tutti i suoi followers? I brand che ha deciso di portare sul palco al fianco di Amadeus e Gianni Morandi. Chiara ha svelato che indosserà capi di due delle sue maison preferite: Dior e Schiaparelli. Oggi vogliamo concentrarci soprattutto su Dior, sulla storia della maison e sulla direttrice creativa del brand Maria Grazia Chiuri.

Quello tra Chiara Ferragni e Dior è un vero e proprio sodalizio. L’influencer ha già sposato il marchio e lo ha sposato davvero in tutti i sensi. Persino nel giorno del suo matrimonio con Fedez, la donna ha scelto questo brand per i suoi abiti da sposa. Questa è stata l’occasione sicuramente più importante ma non certamente l’unica. Ricordiamo, tra le altre, il red carpet di The Ferragnez – La Serie, i look da sfilata o semplicemente degli outfit che Chiara ha sfoggiato per un’uscita o per festeggiare con la sua famiglia.

Maria Grazia Chiuri e Dior arrivano a Sanremo 2023 grazie a Chiara Ferragni

In attesa di scoprire gli abiti firmati da Dior che Chiara Ferragni indosserà sul palco del Teatro Ariston a febbraio, abbiamo pensato di raccontarvi un qualcosa in più su questo incredibile brand di lusso amato in tutto il mondo e soprattutto su Maria Grazia Chiuri, la direttrice creativa. Di origini pugliesi, è nata a Roma nel 1964. Forse il suo destino era già scritto visto che sua madre aveva un piccolo negozio di sartoria. Proprio grazie a lei, ha iniziato a destreggiarsi nel settore, facendo dapprima la modella per le creazioni della mamma. La passione per la moda è aumentata sempre di più, a dodici anni ricamava camice e creava borse. Poi l’iscrizione allo IED. Dopo il diploma e dopo aver lavorato per le piccole aziende inizia la sua strada verso il successo. Prima con Fendi nel 1989, dove si occupava degli accessori. Successivamente con Valentino nel 1999 dove venne chiamata per occuparsi delle borse, degli occhiali e poi della linea RED Valentino. Il suo lavoro in questa maison è stato immenso tant’è che nel 2015, prima di arrivare a Dior, ha ricevuto il premio CFDA International Award.

La Chiuri è diventata la prima direttrice artista donna di Dior nel 2016. Inizialmente è stata incaricata di occuparsi della creatività delle collezioni prêt-à-porter, dell’alta moda, degli accessori, dei bijoux, delle campagne pubblicitarie, del design dei negozi e ovviamente anche dell’immagine generale del marchio. Maria Grazia continua a fare il suo lavoro per la maison portando a dei grandi risultati. Noi non vediamo l’ora di vedere quali sono i look che ha pensato per Chiara, per Sanremo 2023.

Maria Grazia Chiuri intervista ad Artribune

Per comprendere maggiormente chi è Maria Grazia Chiuri e che cosa pensa del suo lavoro e dell’arte, leggiamo alcune delle dichiarazioni della stilista.

Qual è il progetto che ti rappresenta di più? Puoi raccontarci la sua genesi?
Devo premettere che da quando sono diventata direttrice artistica delle collezioni donna di Dior ho avuto la fortuna di incontrare artiste, attiviste, scrittrici, filosofe e direttrici di museo con cui ho costruito progetti importanti che mi hanno arricchito moltissimo. Con ogni artista con cui ho lavorato si è costruito un rapporto costruttivo che ancora continua.
Ricordo l’installazione di Tomaso Binga che, pochi minuti prima della sfilata, decide di recitare, in apertura, un suo testo. Naturalmente le ho detto di sì. È stato un gran successo.
L’ultima sfilata prima del blocco della pandemia con Claire Fontaine: le sue frasi nei diversi colori del neon, come We Are All Clitoridian Women e le pagine di giornali che foderavano il pavimento, erano una dichiarazione fortissima che si richiamava a Carla Lonzi, autrice per me importantissima. Quello che voglio precisare è che il lavoro dell’artista non è sfondo della sfilata, ma opera immersiva. Ogni volta è diverso perché ogni artista ha un suo modo di rispondere alla mia proposta. Ogni artista è lasciato libero nel suo progetto.

Intervistata da Vanity Fair ha parlato del suo concetto di moda

«La moda non è soltanto l’industria del business. La moda è cultura e credo si debba iniziare a guardare questo settore con occhi diversi. La moda, purtroppo, è vista come qualcosa di frivolo, legato al lusso e ad una élite. Abbiamo bisogno di una formazione più efficace, di un approccio accademico, di più studio». E ancora: «Questi ultimi dieci, dodici anni di Instagram hanno dato una grande visibilità al sistema moda, ma non hanno permesso di parlarne in modo più approfondito», spiega Maria Grazia Chiuri, proponendo una riforma delle tecnologie. «Perché Instagram è un mezzo e lo si potrebbe utilizzare per produrre contenuti diversi, che spieghino cosa c’è dietro un capo» e allentino la presa sulle nuove generazioni.

Sempre su questi concetti in una intervista per Vogue aveva dichiarato: “In questo periodo, si è parlato molto di digitale, che è importante ma, allo stesso tempo, c’è un lavoro artigianale e ci sono i dettagli che non è possibile vedere e apprezzare in un video o in una foto. Nella couture, occorre poter toccare con mano i materiali e vedere i capi indossati sul corpo. L’artigianalità è una tradizione importante che potrebbe andar persa in questo momento così complesso”.

Per conoscere anche un altro lato di Maria Grazia Chiuri un suo intervento a Muschio Selvaggio con Fedez e Luis Sal.

Al Corriere della sera, Maria Grazia Chiuri ha parlato di quello che vorrebbe fosse la moda: «Innanzitutto tutti stiamo evitando di fare progetti a lungo termine, stiamo valutando giorno per giorno, anche i processi creativi e aziendali. Siamo un team complesso, dislocato in due Paesi, Italia e Francia, e non si può viaggiare. Questo per quanto riguarda l’organizzazione. Seconda cosa, si parla di moda come se fosse identità unica, ma in verità è un’identità assai complessa dove ogni categoria ha diversità a sua volta: prendi l’abbigliamento, per esempio. Cosa prioritaria sono gli shape: come fai ad andare avanti senza, dopo averli immaginati, provarli? Io ho la fortuna di una figlia che ha la taglia di una modella, così, grazie al cielo, ho potuto andare avanti. Ma le scarpe (complicatissime da realizzare per via della modellistica)? E le borse?».

Benedetta Calasso

Da sempre appassionata di musica, scrittura, spettacolo, fotografia e social ma non solo. Sono laureata in Scienze della Comunicazione. Scrivo articoli in giro per il web ma alla fine mi sono ritrovata anche tra gli scaffali delle librerie.

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Benedetta Calasso

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