C’è una brutta notizia per le famiglie. Nel 2025 è probabile che non tutti riceveranno la detrazioni previste per i figli a carico.
Con la situazione attuale del mercato del lavoro non sorprende scoprire che sono tanti i giovani che pur essendo già maggiorenni da tempo risultano ancora a carico dei genitori. Anche per quest’anno così le famiglie hanno avuto la possibilità di usufruire di alcune detrazioni in materia fiscale, ma solo per i figli di età pari o superiore a 21 anni.
Una decisione che non ha stupito considerata la possibilità di accedere all’assegno unico per i ragazzi al di sotto dei 18 anni. Per considerare un giovane a carico dei genitori ci sono delle differenze in base alla sua età. Tra i 21 e i 24 anni il suo reddito annuale deve essere inferiore a 4.000 euro, mentre sopra i 24 anni la soglia si abbassa a 2840,51 euro annui.
Ad avere diritto allo sgravio fiscale sono entrambi i genitori se risultano sposati o con custodia congiunta, applicandolo al 50%. Se l’affidatario è uno solo invece conserva il diritto di usufruire in toto delle detrazioni, relative sia alle spese universitarie che sanitarie per i figli. Con il 2025 però sono in arrivo diverse novità che escluderanno una buona parte delle famiglie.
Prima di tutto nei criteri previsti per quest’anno mancava una soglia di età massima per richiedere lo sgravio fiscale. Adesso però pare che per il 2025 tutte le famiglie con figli non autonomi economicamente ma che hanno già compiuto i trent’anni dovranno rinunciarvi. Le detrazioni resteranno solo per i giovani carico di età compresa fra i 21 e i 30 anni, e non è tutto.
Nel 2024 infatti la possibilità di usufruire di questo aiuto era permessa anche ai genitori che avevano figli residenti all’estero, magari perché iscritti a un’università straniera. La Legge di Bilancio 2025 però ha deciso di escludere dalle detrazioni le famiglie che risultano originarie di paesi esterni all’Unione Europea e che non hanno la cittadinanza italiana.
Chi risulta cittadino europeo quindi può continuare a beneficiare dello sgravio fiscale, anche con i figli che risiedono all’esterno. Tuttavia questa novità suscita scalpore in quanto a prima vista si potrebbe pensare a un caso di discriminazione. Pensiamo ad esempio a un cittadino svizzero che lavora in Italia e che mantiene i figli rimasti oltre il confine durante gli studi universitari.
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