In Islanda le donne sono in sciopero per protestare contro la violenza di genere e il gender pay gap. Anche la premier sarà insieme alle migliaia di donne che proprio quest’oggi manderanno un importante messaggio. In realtà, non è nemmeno la prima volta che le donne islandesi decidono di scioperare e di assentarsi dal lavoro. Basti pensare che correva l’anno 1975, quando le islandesi guadagnavano fino al 75% in meno degli uomini. In quell’occasione le donne riuscirono a bloccare l’Islanda intera. Così in pochi anni resero il loro Paese un vero e proprio modello da seguire in fatto di parità di genere.
Ad oggi, infatti, l’Islanda ha un indice di parità del 91,2%, è il primo Stato al mondo in questo senso. Eppure le donne islandesi stanno cercando ancora di ottenere una maggiore uguaglianza tra i due sessi, nonostante una percentuale che a tanti altri Paesi può fare solo invidia.
E’ chiaro che le donne d’Islanda, rispetto a quelle di tanti altri paese nel mondo, sono quelle che potrebbero essere più soddisfatte dei passi in avanti fatti e dei risultati raggiunti in termini di parità di genere. Invece non è così e ambiscono senz’altro alla parità assoluta tant’è che hanno scelto come slogan dello sciopero la frase interrogativa: “E questa la chiami uguaglianza?”.
Quando si parla dell’Islanda, se ne parla come un paradiso di uguaglianza di genere”, ha dichiarato Freyja Steingrímsdóttir, una delle organizzatrici, “Ma un paradiso di uguaglianza non dovrebbe avere il 21% di divario salariale e il 40% delle donne che sperimentano violenza di genere o sessuale almeno una volta nella vita. Non è questo ciò a cui ambiscono le donne nel resto del mondo.
Le islandesi hanno degli obiettivi molto importanti, tra cui: l’obbligo di rendere pubblici gli stipendi di tutti i dipendenti delle aziende e una più forte severità sul tema della violenza contro le donne. Allo sciopero, per la prima volta, parteciperanno anche le donne non binarie e trans.
In Italia c’è un divieto di pagare in maniera diversa un uomo e una donna, a parità di mansione ed è presente all’interno della Costituzione. Nel corso degli anni il principio è stato implementato in numerose leggi, compresa l’ultima del 2022, appena un anno fa. Inoltre, ad aprile del 2023, è stata anche approvata una direttiva europea sul gender gap. Direttiva che introduce l’obbligo di trasparenza sulle retribuzioni. Attualmente, la direttiva in questione, riguarda soltanto quelle aziende che hanno più di duecentocinquanta dipendenti. Mentre la trasparenza sugli stipendi si applica solo se il divario arriva a superare il 5%. Nonostante ciò, dobbiamo considerare questo un passo in avanti sulla tematica e tenere pure presente che, per la prima volta, la legge riguarda anche le persone non binarie.
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