Le donne e la depilazione sono argomenti che hanno sempre suscitato grande interesse e curiosità, tanto da diventare un vero e proprio fenomeno di costume. Sebbene oggi si parli molto dell’empowerment femminile e della libertà di scegliere il proprio aspetto fisico, il fatto che le donne si depilino è ancora oggi un tema di grande attualità. Ma quando hanno iniziato a depilarsi le donne e perché?
L’inizio della depilazione femminile: secoli fa
La depilazione femminile non è certo una pratica recente. Già nell’antica Grecia e nell’antica Roma, le donne facevano uso di vari metodi per eliminare i peli superflui dal proprio corpo. In particolare, le donne romane si depilavano le gambe e le braccia con una sorta di spatola di bronzo, mentre le donne greche utilizzavano una miscela di resina e cera d’api. Succedeva anche in Egitto, anzi, le donne più ricche, sono state le prima a usare la depilazione, come testimoniano i tanti utensili ritrovati anche nelle tombe mausoleo.
In seguito, durante il Medioevo, la depilazione cadde un po’ in disuso, ma tornò prepotentemente di moda durante il Rinascimento, quando le donne iniziarono a depilarsi le sopracciglia e la zona pubica.
L’epoca vittoriana: la nascita della rasatura
Ma la vera svolta nella storia della depilazione femminile avvenne nell’epoca vittoriana, quando la rasatura divenne un vero e proprio rito di bellezza per le donne. In quegli anni, infatti, venne messa in commercio la prima lametta da barba, destinata soprattutto agli uomini, ma presto utilizzata anche dalle donne per eliminare i peli dalle gambe e dalle ascelle.
Tuttavia, nonostante l’introduzione della lametta, la depilazione rimase una pratica dolorosa e poco efficace. Fu solo con l’avvento del rasoio di sicurezza, nel 1901, che la rasatura divenne più facile e sicura. “La donna di moda dice che il sottobraccia deve essere liscio come il viso” si leggeva sulle riviste americane dei primi decenni del ‘900. L’uso di maglie con maniche più corte e di capi di abbigliamento diversi, portò inevitabilmente le donne a seguire la moda, e sulle riviste di moda, si parlava di corpi depilati, sempre più spesso.
L’epoca contemporanea: l’avvento della ceretta
Negli anni ’40, la depilazione era ormai divenuta la norma. Il 56% degli annunci su Harper’s Bazar, parliamo di una rivista degli Stati Uniti tra le più lette nel mondo femminile, era dedicato a prodotti di bellezza e quindi tutto quello che si poteva usare per depilarsi. Una pubblicità del 1939 recitava: “Le calze alle caviglie al campus vanno bene, le gambe pelose no“. E’ anche per questo motivo, che le femministe di nuova generazione si ribellano alla depilazione, e ricordano che dovrebbe essere una scelta personale, perchè per le donne di quegli anni, non lo è stato.
Negli anni ’60 e ’70, con la diffusione dei bikini e dei costumi da bagno sempre più ridotti, la depilazione della zona pubica divenne una pratica sempre più diffusa tra le donne. In questo periodo, infatti, venne messa in commercio la prima ceretta depilatoria, che consentiva di eliminare i peli in modo più efficace e duraturo rispetto alla rasatura. E nel nostro, paese, che cosa ci dice la storia? Chiedendo alle nostre mamma o alle nostre nonne, possiamo comprendere bene che in Italia, la moda di depilarsi le ascelle arrivò verso la fine degli anni ‘70, sulla scorta di quanto avveniva già da un decennio negli USA, e passando attraverso la moda della vicina Francia, dove attrici come Brigitte Bardot davano l’esempio. Anche in questo caso, una moda. Donne che fanno qualcosa, altre donne che copiano.
Negli anni successivi, la depilazione divenne sempre più diffusa e popolare, con la nascita di nuovi metodi come la depilazione con il laser e con la luce pulsata. Tuttavia, la pratica della depilazione femminile è stata oggetto di critiche e dibattiti, soprattutto da parte delle femministe di nuova generazione, che rivendicano il diritto delle donne di non depilarsi.
Curiosità e aneddoti
Durante il periodo romano, le donne si depilavano utilizzando dei rasoi fatti di bronzo o di ferro. Tuttavia, questi strumenti erano piuttosto rudimentali e spesso causavano irritazioni e tagli alla pelle. In epoca medievale, la depilazione non era una pratica diffusa tra le donne, che solitamente coprivano i propri peli con abiti molto ampi. Tuttavia, nelle corti nobiliari era comune depilare le sopracciglia e la zona intima. Nel XVIII secolo, invece, la moda richiedeva alle donne di avere peli pubici molto folti e ben curati. In questo periodo, le donne utilizzavano pettini appositi per mantenere i propri peli in ordine e renderli più voluminosi.
Durante la prima guerra mondiale, molte donne iniziarono a lavorare in fabbrica e ad adottare abiti più comodi e pratici. Di conseguenza, la depilazione diventò meno diffusa e molte donne cominciarono ad accettare i propri peli naturali. Negli anni ’60 e ’70, invece, la moda richiedeva alle donne di avere peli ascellari molto folti e vistosi. Tuttavia, negli anni ’80 la depilazione tornò in auge, con l’avvento dei costumi da bagno ridotti e delle minigonne.
Questi aneddoti ci aiutano a capire come la pratica della depilazione sia cambiata nel corso dei secoli, spesso in risposta alle esigenze della moda e della società.
Donne e depilazione: un rapporto complesso
Il rapporto tra le donne e la depilazione è quindi complesso e variegato. Se da una parte ci sono donne che scelgono di depilarsi per sentirsi più a proprio agio, dall’altra ci sono donne che rifiutano questa pratica e la considerano un’imposizione sociale.
Inoltre, la depilazione femminile ha subito anche molte influenze culturali e sociali. Ad esempio, nel mondo occidentale la depilazione è vista come un segno di igiene e cura del proprio corpo, mentre in altre culture la presenza dei peli è considerata segno di fertilità e bellezza.
La pratica della depilazione è spesso associata ad una sorta di pressione sociale sulle donne, che si sentono obbligate a depilarsi per apparire più belle e accettate. Tuttavia, negli ultimi anni sta emergendo un nuovo movimento che promuove l’accettazione del proprio corpo naturale e la libertà di scegliere se depilarsi o meno.
Perchè le femministe di nuova generazione dicono no alla depilazione
Negli ultimi anni è emerso un nuovo movimento di donne che promuove l’accettazione del proprio corpo naturale e la libertà di scegliere se depilarsi o meno. In particolare, molte femministe si sono esposte contro la pratica della depilazione femminile, considerandola un’imposizione sociale che contribuisce a mantenere le donne in una posizione subordinata rispetto agli uomini.
Secondo queste femministe, la depilazione femminile rappresenta una sorta di obbligo sociale che impone alle donne di sottostare a uno standard estetico imposto dalla cultura dominante. Inoltre, la depilazione è vista come una pratica che porta le donne a considerare i propri corpi come oggetti da esibire, piuttosto che come parte integrante della propria identità.
Tuttavia, anche all’interno del movimento femminista ci sono opinioni diverse sulla questione della depilazione. Alcune femministe sostengono che la depilazione sia una pratica personale che ogni donna dovrebbe essere libera di scegliere in base alle proprie preferenze, senza essere giudicata o discriminata. In ogni caso, è importante che la scelta di depilarsi o meno sia sempre una decisione personale, basata sulle proprie esigenze e preferenze individuali. Nessuna donna dovrebbe sentirsi obbligata a depilarsi per conformarsi a degli standard estetici imposti dalla società.
Non solo femministe di nuova generazione, Monique Wittig e il pensiero sulla depilazione femminile
“La femminilità è una costruzione culturale. Nessuna donna nasce naturalmente femminile. Ci si insegna ad essere femminili. E la depilazione è una di queste pratiche che la società impone alle donne per renderle più attraenti agli occhi degli uomini. Non c’è niente di naturale o di necessario nella depilazione. È una scelta individuale che ogni donna dovrebbe essere libera di fare, ma non dovrebbe mai sentirsi obbligata a farlo.”
Questa citazione ci ricorda che la depilazione femminile è una pratica che viene spesso imposta dalla società come un ideale di bellezza, anziché essere una scelta personale e libera. Inoltre, ci fa riflettere sul fatto che la femminilità sia una costruzione culturale e che ogni donna dovrebbe avere il diritto di definire la propria identità e la propria bellezza senza essere costretta a conformarsi a degli standard imposti.
Monique Wittig è stata una scrittrice, filosofa e femminista francese nata nel 1935 e deceduta nel 2003. È stata una figura chiave del movimento femminista francese degli anni ’70 e ’80 e ha contribuito in modo significativo alla teoria femminista. Tra le sue opere più note, si possono citare “Le Corps lesbien” (Il corpo lesbico) e “La Pensée straight” (Il pensiero eterosessuale). La sua riflessione sulla sessualità, l’identità di genere e la costruzione culturale del genere sono state molto influenti nella teoria femminista e nell’attivismo LGBTQ+.
bell hooks : la depilazione non è un obbligo
“La depilazione è diventata una sorta di norma sociale per le donne, ma questa pratica non è mai stata una vera scelta. È il risultato di una cultura che impone alle donne di conformarsi a degli standard di bellezza irrealistici e spesso dolorosi. La depilazione non dovrebbe mai essere considerata un obbligo per le donne, ma una scelta personale che viene fatta per motivi estetici o di comodità, senza essere costrette ad accettare delle regole imposte da una cultura maschilista.“
Questa citazione è di bell hooks, una scrittrice e femminista afroamericana. La sua riflessione sulla depilazione femminile ci invita a riflettere sulla costruzione sociale del genere e sull’impatto che la cultura maschilista ha sulla vita delle donne. La sua posizione critica sulla depilazione ci ricorda l’importanza di rimanere critici nei confronti delle norme sociali che ci vengono imposte e di difendere la nostra libertà di scelta.
bell hooks è il nome con cui si fa conoscere Gloria Jean Watkins, una scrittrice, attivista e femminista afroamericana nata nel Kentucky nel 1952. Ha dedicato gran parte della sua vita alla lotta per i diritti delle donne e degli afroamericani, ed è autrice di numerose opere che affrontano temi come la razza, il genere, la sessualità e la classe sociale. Tra i suoi libri più noti, si possono citare “Feminist Theory: From Margin to Center”, “Ain’t I a Woman?” e “The Will to Change: Men, Masculinity, and Love”. La sua critica alla cultura dominante e alla marginalizzazione delle donne e delle minoranze è stata influente nel campo degli studi femministi e culturali.
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