Ameya Canovi, psicologa e dottoressa di ricerca, nonché autrice di libri e podcast che si occupano di relazioni e di dipendenze affettive, è stata intervistata da Vanity Fair. Qui ha parlato dei femminicidi e di quello che è il vero amore. L’amore sano, infatti, è quello in cui si cammina fianco a fianco. Senza pretese, possesso e gelosia. È l’amore di chi supporta il partner e di chi gioisce dei suoi successi. Una relazione in cui nessuno porta il partner sulle spalle perché non si tratta di un rapporto genitoriale. E, tra l’altro, è anche sbagliato, secondo l’esperta, parlare con l’espressione ‘la mia metà’ in quanto una coppia è formata da due interi che si relazionano.
Ameya Canovi si è espressa anche sul caso del femminicidio di Giulia Cecchettin. “Dai vocali che inviava alle amiche, si capisce che Giulia provava pena per il suo ex fidanzato. Aveva appena perso la mamma: era stata a contatto con il dolore ed è stata molto paziente, perché empatica. Non è una colpa, ma una caratteristica. Come è successo a lei, tante volte è difficile pensare che la persona che ci stalkerizza possa arrivare a ucciderci” ha affermato. La psicologa ha spiegato che anche se l’uomo è ossessivo o insistente, la donna non immagina che l’ex possa diventare un assassino. Vede il pericolo eppure spesso non riesce a figurarsi la violenza, il rischio concreto di morire.
Tornando poi al caso di Giulia, la Canovi ha detto che Filippo forse proviene da una famiglia iperprotettiva in quanto non è stato in grado di accettare un rifiuto. Infatti il ragazzo aveva dato quelli che erano dei segnali che dimostravano che non fosse in grado di gestire la fine della storia. “Avrebbe avuto bisogno di curarsi, di farsi aiutare da un professionista. Possiamo paragonare questa vicenda a quella di Anna Maria Franzoni: è il male che si svela in contesto non prevedibile. Giulia e Filippo potevano essere i figli di tutti, ed è anche per questo che questo femminicidio ci ha terrorizzato e ci ha fatto sentire vicini alle famiglie coinvolte” ha spiegato quindi.
Le donne, ha affermato Ameya Canovi, devono fare attenzione agli uomini controllanti. La relazione infatti non deve essere un sacrificio oppure una limitazione. Al contrario deve essere condivisione e supporto. “Le donne devono imparare a riconoscere e trattare i segnali di allarme come tali: ci sono tratti comuni negli uomini violenti, e l’escalation parte dalla svalutazione, arriva alla violenza verbale e sconfina in quella fisica. Non ci sono mai femminicidi “a sorpresa”, che non siano stati in qualche modo annunciati” ha affermato.
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