L’8 marzo è un giorno molto importante: è la giornata internazionale della donna. Una festa in cui si celebrano le conquiste e i diritti femminili e in cui si sottolinea quanto è importante avere rispetto perché è sempre il giorno giusto per ricordarlo. E proprio a tal proposito, in questa giornata così speciale si svolgeranno diversi cortei con Non una di meno, degli scioperi globali femministi e transfemministi. Tante le città in Italia che hanno deciso di partecipare alla manifestazione contro la violenza patriarcale che, come è stato spiegato in una nota, scuote l’opinione pubblica ogni volta che accade un femminicidio eppure continua ad esistere.
Festa della donna, i cortei di Non una di meno
Uno dei cortei di Non una di meno si svolgerà a Roma, a partire dalle ore 10, dal Circo Massimo, per poi terminare intorno alle ore 14 in zona Trastevere, presso il Largo Bernardino da Feltre. La manifestazione avrà un vero e proprio percorso da rispettare tant’è che molte strade sono state chiuse e il trasporto pubblico dovrà fare delle deviazioni rispetto al solito. Come vi dicevamo però il corteo, nel giorno della festa della donna, farà scendere tantissime persone in svariate città. E tra le altre compare anche Trieste dove, a partire dalle ore 11 si riunirà il presidio che attraverserà tutta la città fino alle ore 16 in Piazza Hortis dove è previsto l’appuntamento.
Non una di meno: perché si sciopera
“Come lavoratrici, lavoratorə e lavoratori del sociale e dei servizi essenziali, donne, persone LGBTQ+, persone migranti, persone con disabilità, persone che accedono ai servizi l’8 marzo scioperiamo!” inizia così il post Instagram di Non una di meno per gli scioperi durante il giorno della festa della donna. E così continua:
Scioperiamo contro le istituzioni, gli enti committenti, le grandi fondazioni che sono responsabili dello sfruttamento, della precarietà, della carenza dei servizi, e promuovono l’aziendalizzazione del settore sociale. I tagli al welfare, le esternalizzazioni, il sistema degli appalti e i fondi dipendenti dai progetti creano condizioni di lavoro instabili e misere e mettono a rischio sia i posti di lavoro sia l’erogazione dei servizi.
Scioperiamo contro il lavoro povero, i salari bassissimi, il mancato riconoscimento del lavoro sociale e di cura, il lavoro “volontario” che in realtà è ipersfruttato, contro il fatto che la nostra professionalità sia considerata un’inclinazione naturale delle donne.
Scioperiamo contro i tagli ai servizi che fanno sì che il lavoro di cura sia scaricato sulle famiglie, e, quindi, nella maggior parte dei casi sulle donne, che si ritrovano con un carico enorme di lavoro non riconosciuto e non pagato.
Scioperiamo contro i tagli al welfare, che trasformano le lavoratrici di questo settore in lavoratrici povere e negano la possibilità di accesso ai servizi. Le lavoratrici essenziali e le persone che accedono ai servizi vivono sempre più spesso simili condizioni di marginalità, come l’impossibilità di accedere alla casa. Rivendichiamo un welfare universale, laico e anti-abilista, capace di rispondere agli specifici bisogni delle persone.
Scioperiamo contro la precarietà del lavoro sociale ed essenziale. Anche con un contratto a tempo indeterminato, quando si dipende da appalti e bandi, non si ha mai garanzia di reddito, luoghi, orari di lavoro.
Scioperiamo contro orari e ritmi di lavoro sfiancanti. Lavoriamo troppo, in luoghi diversi, con orari spezzati, la mancanza di personale scarica il peso dei tagli al welfare su chi lavora, causando malattie, stress lavoro-correlato, frustrazione e burnout.