La legge di Bilancio è stata licenziata dal Governo e approvata dal Parlamento, non senza novità e modifiche anche per quanto riguarda le pensioni. In attesa dell’ennesima riforma pensioni, la legge finanziaria ha preso importanti decisioni per quanto riguarda le pensioni anticipate, tema che riguarda anche Opzione donna. Quest’ultima misura, infatti, sarà prorogata di un altro anno. Il regime contributivo sperimentale riservato alle lavoratrici, previsto in scadenza a fine 2021, è stato esteso fino al 31 dicembre 2022.
La misura Opzione donna non è stata modificata. Sono confermate le regole di calcolo della pensione, nonché i requisiti; molti temevano un inasprimento delle regole, che invece non si è verificato. Età richiesta per andare in pensione con Opzione donna e contributi versati restano, dunque, i medesimi. La modifica sostanziale riguarda il periodo entro cui maturare i contributi per poter accedere all’opzione.
Ricordiamo quali sono i requisiti richiesti alle lavoratrici da Opzione donna. Possono accedere alla pensione anticipata le donne che hanno maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni, con un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni, se dipendenti, pari o superiore a 59 anni se autonome. Nel caso di lavoratrici autonome, non devono interrompere l’attività lavorativa svolta, mentre le dipendenti sì. Per ottenere la pensione con opzione donna, occorre completare i 35 anni di contributi interamente versati entro la data prestabilita vale a dire fine 2021.
La contribuzione utile ai fini del calcolo è quella versata a qualsiasi titolo. Vi sono delle esclusioni, come i contributi figurativi per periodi di malattia, disoccupazione o situazioni analoghe. La pensione, inoltre, è liquidata con il metodo contributivo; vale a dire che è calcolata sulla base dei contributi effettivamente versati e non sulla base della media degli ultimi 5 anni di retribuzione, come accadeva fino al 1996. E’ un sistema maggiormente penalizzante per la lavoratrice perché l’assegno mensile risulta decisamente più basso, circa metà rispetto allo stipendio.
Stesse regole di calcolo e stesso montante contributivo anche per la proroga inserita nella legge di Bilancio. Non sale l’età pensionabile di opzione donna, perché si resta ai limiti precedenti. Non cambiano gli anni di contributi richiesti. Ma si sposta la finestra temporale entro cui maturare i requisiti che passa da fine 2020 a fine 2021. Riassumendo, Opzione donna potrà essere utilizzata dalle lavoratrici anche nel 2022, purché abbiano compiuto 58 anni entro la fine del 2021, se dipendenti del settore privato e del settore pubblico; oppure 59 anni per le lavoratrici autonome. Resta identico il criterio dei 35 anni di contributi interamente versati entro dicembre 2021 come il meccanismo delle finestre mobili. La decorrenza della pensione, vale a dire l’incasso del primo assegno, è posticipato di 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti, per le lavoratrici dipendenti mentre sale a 18 mesi per le autonome.
La misura per vari motivi è considerata altamente penalizzante. Ad esempio sono esclusi dal calcolo dei contributi quelli versati per malattia, disoccupazione o il cumulo. La finestra mobile, inoltre, fa perdere da un anno a un anno e mezzo di pensione rispetto all’anticipo prescritto. Se prendiamo, ad esempio, una lavoratrice autonoma, con Opzione donna si va in pensione a 59 anni anziché 67, ma si riceve la pensione solo a partire dai 60 anni e 6 mesi, quindi nel caso delle lavoratrici dipendenti, bisogna prepararsi ad affrontare un lungo periodo senza reddito. Nel caso delle lavoratrici autonome, esse possono continuare a lavorare, ma la loro pensione sarà molto più bassa della pensione già bassa delle dipendenti. Insomma una misura che rischia di avere ben poco appeal.
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