Le dichiarazioni di Francesca Guacci, la ragazza che a 23 anni ha scelto di sottoporsi a una operazione per non avere figli, hanno fatto scalpore. E da tre giorni in Italia si è accesso il dibattito intorno alla questione. Proprio oggi la Guacci è stata protagonista del programma Mattino Cinque News, dove ha spiegato a Federica Panicucci il perchè della sua scelta. Francesca, oggi ha 28 anni, ma 5 anni fa si è sottoposta a una operazione di salpingectomia bilaterale. Abbiamo cercato di capire un po’ meglio di che cosa si tratta, visto che è una operazione parecchio delicata. Per questo è stato necessario rivolgersi una vera esperta del settore. A spiegarci meglio che cosa è la salpingectomia bilaterale e che cosa comporta è stata la dottoressa Daniela Galliano, specialista in Ostetricia, Ginecologia e Medicina della Riproduzione, responsabile del centro PMA IVI di Roma.
Dottoressa innanzi tutto parliamo della salpingectomia bilaterale, che genere di intervento è?
La salpingectomia è un intervento chirurgico di rimozione di una o entrambe le tube di Falloppio, cioè i condotti che mettono in comunicazione le ovaie con l’utero e rappresentano il luogo in cui avviene l’incontro tra l’ovulo e lo spermatozoo. L’intervento viene effettuato in anestesia generale e dura circa un paio d’ore più una successiva osservazione post operatoria di circa 24 ore.
Quali sono i pro e i contro di questo intervento?
Prima di tutto vorrei sottolineare che si tratta pur sempre di un intervento chirurgico, quindi bisogna considerare i margini di rischio associati ad esempio ad anestesia, infezioni o altre complicazioni. Questo intervento su entrambe le tube come metodo anticoncezionale oggi è in disuso, visti i tanti metodi anticoncezionali sicuri che la scienza ci mette a disposizione e che offrono il vantaggio di non essere irreversibili.
Una volta affrontata questa operazione, è possibile avere dei figli in altro modo, con la fecondazione ad esempio?
Si, è un’opzione praticabile ma non semplice, anche per l’impatto psicologico che ha sulla paziente. La tecnica infatti viene impiegata nei casi di alterazione ed ostruzione delle tube o della loro mancanza congenita o acquisita – appunto-, in questi casi quindi l’unione dei gameti viene effettuata in laboratorio aggirando l’impedimento organico. Vorrei però sottolineare come non dovrebbe intendersi come alternativa valida a seguito di una decisione di questo tipo.
Come mai secondo lei, la notizia ha fatto così tanto scalpore?
Questa è una notizia che inevitabilmente genera scalpore perché parliamo di un tema – quello della maternità – che nel nostro Paese viene spesso considerato ineluttabile nel destino delle donne, e la storia di una ragazza che prende una decisione così netta e con conseguenze così definitive genera clamore.
Dal punto di vista medico, è una cosa che lei consiglierebbe a una ragazza di 23 anni?
Nel corso della mia carriera non mi è mai capitata questa richiesta, generalmente le donne vengono da me con il desiderio opposto a quello di Francesca, ma di fronte a questa volontà non consiglierei la strada dell’intervento. Cercherei di capire i motivi che portano una ragazza a pensare a quell’opzione, cercherei di capire le sue paure al riguardo e avrei parlato senza tabu sui metodi contraccettivi esistenti e dei passi avanti fatti dalla scienza in questo campo, senza minimizzare sulle conseguenze psicologiche ed emotive della decisione.
Pensa che la notizia, avrebbe fatto lo stesso scalpore se un uomo di 23 anni avesse raccontato di una vasectomia?
Come dicevo prima, nel nostro Paese è il ruolo della maternità ad essere quasi canonizzato. Siamo più abituati a sentire storie di uomini che non desiderano diventare genitori piuttosto che il contrario. Questo mi rammarica perché si percepisce la differenza di genere anche sulle scelte riproduttive.
Cosa possiamo consigliare alle nostre lettrici?
Quello che consiglio sempre alle mie pazienti: informarsi, non accontentarsi di un racconto sommario sulla nostra salute ma di andare a fondo nelle cose, ricercare cosa è meglio per noi e per il nostro futuro. Sono da sempre sostenitrice dell’insegnamento dell’educazione sessuale a partire dalle scuole, dove i ragazzi possano prendere informazioni corrette e possano essere consapevoli delle loro scelte riproduttive.
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