Sono sconvolti da quello che sta succedendo i parenti di Erika, la ragazza uccisa nel 2017 in Sardegna. Non si danno pace dopo quanto accaduto: il suo assassino, il suo ex fidanzato, lascia il carcere e torna a casa agli arresti domiciliari. Oggi la mamma, il papà di Erika, le sue cugine, hanno urlato tutta la loro disperazione in diretta su Canale 5 nella trasmissione Mattino 5 News. Non riescono a credere che possa succedere e non riescono neppure a pensare che potrebbero persino incontrarlo per strada.
Tre giorni fa, l’uomo ha lasciato il penitenziario torinese delle Vallette per andarsi a stabilire in una piccola frazione del Biellese, da dove non si potrà allontanare se non per andare dai medici e, in ogni caso, senza mai lasciare la provincia.
Deve scontare una condanna a 30 anni di reclusione per l’omicidio della fidanzata ma ne passerà almeno uno fuori dal carcere, in regime di detenzione domiciliare, perché è un ‘grande obeso’ e deve ricevere l’assistenza necessaria. La decisione è del tribunale di sorveglianza di Torino e riguarda Dimitri Fricano, 36 anni, di Biella, l’uomo che nell’estate del 2017, a Sassari, trafisse con 57 coltellate Erika Preti nel corso di una vacanza a San Teodoro.
Per via del suo stato di salute, in poco tempo è passato da 120 kg a 200 kg, l’uomo deve ricevere le cure necessarie fuori dal carcere, dove poi potrà tornare una volta guarito. “Non è in grado – scrivono – di assolvere autonomamente le proprie necessità quotidiane e ha bisogno di un’assistenza che non è possibile dispensare nell’istituto”. L’uomo sarebbe arrivato a fumare più di 100 sigarette al giorno.
Nella trasmissione di Canale 5, i parenti di Erika chiedono che l’uomo torni in carcere il prima possibile. Ha ucciso una ragazza con quasi 60 coltellate, ha distrutto la loro famiglia. Non può e non deve stare fuori.
“Io ce l’ho a due chilometri da casa” ha detto il padre di Erika sconvolto da quello che sta succedendo. Stentano a credere che un assassino possa stare con la sua famiglia, possa incontrare gente e possa fare una vita normale. “La nostra unica consolazione erano i 30 anni a cui era stato condannato, adesso non abbiamo più neanche questa” ha detto la cugina di Erika.
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