Non faremo i nomi. Non ce n’è bisogno. Ma c’è bisogno di parlare di queste ragazze che hanno trovato la forza di raccontare, di parlare di anni di violenze psicologiche subite. Perchè se loro hanno avuto il coraggio per farlo, qualcuno deve continuare a parlare. Inizia tutto da una inchiesta di Repubblica che raccoglie le prime testimonianze, campionesse che hanno vinto medaglie, noni importati per la ginnastica ritmica italiana. La stessa che ci sta dando enormi soddisfazioni in questi anni. Ed è bene quindi ricordare che non tutte le palestre sono uguali, che non tutte le allenatrici sono uguali, che non tutti gli allenatori hanno le pretese che vengono raccontate con dovizia di dettagli da chi per anni ha subito. Lassativi, chili di troppo, ciclo mestruale che salta, paura di mangiare e di bere, l’incubo della bilancia, la prova dello specchio: tutte vessazioni che le atlete oggi raccontano. Alcune hanno deciso di rinunciare al loro sogno, quando si sono rese conto che in ballo c’era la sopravvivenza. Altre hanno continuato fino allo stremo delle forze. E le denunce oggi, non arrivano solo da chi lottava per una medaglia olimpica o per un titolo mondiale. Le altre ragazze, anche quelle che dalle categorie minori sperano di fare il grande salto, hanno parlato. Un vero e proprio tsunami che sta travolgendo il mondo della ginnastica ritmica. Non solo parole, perchè ci sono anche le denunce dei genitori di queste ragazze che pensavano di aver contribuito alla realizzazione di un sogno mandandole spesso anche lontano da casa per studiare e allenarsi. E invece era tutto un incubo ma lo hanno scoperto solo quando molte di queste giovanissime atlete, hanno deciso di parlare.
“La dimensione del fenomeno sportivo è importante, ma deve essere chiaro che basta un caso per avere la stessa attenzione di centomila. Le medaglie sono un fattore di orgoglio nazionale, ma non ci sarà mai una medaglia che coprirà comportamenti non adeguati” lo ha detto ieri Andrea Abodi, Ministro dello Sport e dei Giovani. Ed è vero, se anche fosse stata una sola la denuncia, la gravità del fatto non sarebbe stata minore. Purtroppo però in questi giorni, sono arrivate tre importanti testimonianze da ex campionesse, e decine di racconti di atlete di categorie inferiori che subiscono lo stesso trattamento. Umiliate, vessate, prese di mira quasi sempre per il peso, per un lato b troppo grande, per quelle forme che non avrebbero permesso una perfomance vincente.
“Una volta mi hanno dato una dieta e alla fine c’era scritto un messaggio per me: abbiamo un maialino in squadra” ha raccontato un’ex campionessa. Parole che fanno male, che sono peggio di una pugnalata. Ma era il mondo nel quale, queste ragazze, dovevano vivere per realizzare il loro sogno, per conquistare quella medaglia. Per regalare a tutti noi sorrisi. Per l’orgoglio di una nazione che si ritrova nei palazzetti e davanti alla tv a fare il tifo per queste campionesse. Non hanno sbagliato niente le ragazze, chi ha sbagliato sono le persone che hanno usato questi atteggiamenti che hanno portato molte delle atlete a vivere in un incubo, con delle conseguenze e ripercussioni che ci saranno a vita.
Oggi queste ragazze si danno persino delle colpe: quelle di essere rimaste in silenzio, di non aver parlato. Non era facile e non è facile. Hanno subito manipolazioni psicologiche, è stato fatto loro il lavaggio del cervello. E se spesso si dice che bisogna ascoltare le campane, tutte, in questo caso è evidente che ex campionesse che hanno portato a casa medaglie, non hanno nessun interesse nel raccontare di umiliazioni, minacce, abusi. E non hanno nessun interesse neppure le atlete di categorie minori che pur di arrivare sul tappeto che più conta, hanno accettato vessazioni e soprusi di ogni genere.
La cosa più grave di questa vicenda, oltre al dolore e alle conseguenze delle ginnaste, è il silenzio omertoso. Perchè in molti sapevano: tutto lo staff sapeva, e non solo di una delle accademie citate, si parla anche di responsabilità più in alto, nella federazione. Il ministro ci vuole vedere chiaro e andrà a fondo, probabilmente, avendo a disposizione nelle prossime ore, e nei prossimi giorni, anche molte altre testimonianze di chi troverà il coraggio di rompere il muro del silenzio. Dovrebbero essere anche gli adulti a farlo, dimostrando, di non essere da meno. Hanno fatto soffrire, hanno provocato malesseri e problemi a queste giovanissime ginnaste. Non potranno rimediare al male fatto, ma almeno, evitare che altre ragazze in futuro, subiscano le stesse cose.
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