In una tranquilla serata di settembre del 2013, la piccola Asunta Basterra Porto, una bambina di 12 anni adottata e cresciuta in una famiglia apparentemente normale e benestante di Santiago di Compostela, in Spagna, veniva trovata senza vita. Il ritrovamento del suo corpo abbandonato in una strada forestale desolata sollevò immediatamente sospetti e interrogativi che avrebbero scosso l’opinione pubblica e incatenato l’attenzione dei media nazionali e internazionali. Non a caso, di questa vicenda, si torna a parlare nel mese di aprile 2024 grazie alla serie Netflix che racconta proprio il caso di Asunta ripercorrendo, in sei episodi, i drammatici giorni in cui tutto accade. Dal 21 settembre del 2013, giorno in cui Asunta scompare e viene poi trovata morta, al giorno del processo. Due anni dopo infatti, i colpevoli di questo omicidio vengono condannati.
I protagonisti di questa tragica vicenda sono i genitori adottivi di Asunta, Rosario Porto, un’avvocata di successo, e Alfonso Basterra, un giornalista che da tempo non esercita più. Entrambi sono stati giudicati e condannati per l’omicidio della loro unica figlia. Ma quali dinamiche si celano dietro questa facciata di normalità? Che cosa ha spinto due genitori ad arrivare a un punto di non ritorno così drastico? E per quale motivo due genitori, che si sono dichiarati innocenti fino all’ultimo istante, avrebbero dovuto uccidere la figlia che tanto avevano desiderato?
Tutto sarebbe precipitato un anno prima della morte di Asunta. Si parla di problemi psichiatrici di Rosario, che prima era una brillante avvocatessa, molto amata dai suoi genitori. Poi una possibile relazione extraconiugale e il divorzio da suo marito. Tutto precipita con il ricovero in una clinica e forse anche con un tentato suicidio. Da quel momento cambia per sempre la vita della donna ma anche quella di sua figlia e di Alfonso che appare ossessionato da sua moglie, nonostante la separazione.
Nel corso delle indagini emergerà che anche la vita di Alfonso non era più quella di prima. Da qualche anno infatti aveva deciso di lasciare il suo lavoro, dove in passato aveva brillato tanto da partecipare svariate volte anche a programmi televisivi di primo piano. Poi aveva deciso di dedicarsi totalmente a sua figlia, per molti questo aspetto non è da considerarsi in modo positivo. Non ci saranno mai le prove per dimostrarlo, ma le ombre di possibili abusi su Asunta, non mancheranno.
Il caso di Asunta si aprì con il ritrovamento del suo corpo. Le indagini iniziarono subito, con i genitori che denunciarono la scomparsa della ragazza solo poche ore prima del macabro ritrovamento. I dettagli emersero lentamente, grazie all’incessante lavoro delle forze dell’ordine e alla collaborazione di esperti forensi. Asunta era stata sedata con dosi eccessive di un farmaco ansiolitico, come dimostrato dai test tossicologici. Il corpo della piccola era stato ritrovato a pochi passi dalla tenuta dei nonni. Un ritrovamento casuale, arrivato poche ore dopo che i genitori della bambina si erano recati in caserma per denunciarne la scomparsa.
Col procedere delle indagini, vennero alla luce elementi sempre più inquietanti. Amici della famiglia e testimoni riferirono di un comportamento preoccupante dei genitori nei confronti di Asunta. Si parlò di abusi, trascuratezza e manipolazione. Altri testimoni descrissero la giovane Asunta come estremamente talentuosa e intelligente, aggiungendo un ulteriore strato di tragedia alla sua prematura scomparsa. Le compagne di Asunta iniziarono a raccontare di inquietanti avvenimenti, come una aggressione subita nel mese di luglio. La ragazzina aveva raccontato alla sua migliore amica che di notte qualcuno era entrato in casa per cerca di ucciderla. Lei non lo aveva visto ma sua madre le aveva detto che era un uomo e che era riuscito a cacciarlo via. Rosario, pur essendo una avvocata, aveva deciso di non denunciare i fatti.
Ascoltando alcuni servizi in tv, anche le insegnanti di Asunta decisero di parlare, pare che la piccola avesse raccontato loro di essere costretta a prendere una polvere bianca. I genitori nel corso delle indagini diranno che si trattava di farmaci per l’allergia. Ma invece emerse che la ragazzina veniva sedata con farmaci spesso dal padre che la lasciava poi da sola in casa per fare le sue cose.
Durante il processo, emersero prove schiaccianti contro Rosario e Alfonso. L’analisi dei loro telefoni cellulari rivelò una serie di messaggi e ricerche internet che suggerivano una pianificazione dell’omicidio nei minimi dettagli. Nonostante entrambi si siano dichiarati non colpevoli, le prove accumulatesi contro di loro portarono a una condanna unanime.
Nel 2015 arriva il verdetto: Rosario Porto e Alfonso Basterra vengono condannati a 18 anni per omicidio premeditato e di comune accordo, anche se l’accusa ne aveva chiesti 20. Entrambi continueranno a dichiararsi innocenti.
Da quel giorno il padre continua a scontare la pena, godendo dal 2018 di qualche permesso per i weekend, mentre la madre si è suicidata in carcere nel 2020 dopo vari tentativi. È stata sepolta in una tomba senza nome, la stessa della figlia.
I due colpevoli non hanno mai confessato e mai è emerso il vero motivo per il quale la piccola è stata uccisa. Nei due anni di indagini si sono fatte diverse ipotesi ma è emerso in modo abbastanza evidente il coinvolgimento di entrambi i genitori. Si ipotizza che Rosario e Alfonso abbiano potuto in qualche modo dare la colpa alla figlia adottata per come era finito il loro matrimonio. Il tradimento, il lavoro che mancava, Alfonso si era ritrovato a vivere senza soldi in uno squallido appartamento mentre il padre continuava a ricordargli tutti i suoi fallimenti. Hanno dunque ucciso Asunta per provare a voltare pagina senza rendersi conto di tutti gli errori commessi? Se hanno pianificato questo omicidio va detto, lo hanno fatto davvero molto male visto che dopo tre giorni, Rosario era in carcere e poche ore dopo anche suo marito era stato arrestato.
La comunità locale e la società spagnola in generale reagirono con sgomento e indignazione. Questo caso ha sollevato interrogativi profondi sull’adozione, sulle dinamiche familiari e sui segni di pericolo spesso trascurati o mal interpretati dalle autorità e dalla società. Inoltre, ha messo in luce la necessità di maggiori risorse e formazione per rilevare e prevenire la violenza domestica.
La storia di Asunta Basterra Porto rimane una ferita aperta nel cuore di chi ha seguito il caso, un monito severo sulle responsabilità etiche e sociali che ogni adulto porta nei confronti dei più vulnerabili. La sua memoria continua a evocare un appello accorato per maggiore attenzione e cura nei confronti dei minori, in un mondo che troppo spesso chiude gli occhi di fronte alle realtà più dolorose.
In Spagna chi ha conosciuto questa storia di cronaca nera che ha sconvolto la Galizia si è potuto fare una idea personale di come sono andati i fatti. E adesso con la storia di Asunta sbarcata su Netflix, questa dolorosa vicenda di cronaca nera arriva in tutto il mondo. E ogni spettatore può provare a comprendere che cosa sia davvero accaduto alla ragazzina uccisa dai suoi genitori.
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