La storia di Gypsy Rose Blanchard è tragica e complessa, e negli ultimi 10 anni ha sconvolto gli Stati Uniti ma anche il mondo intero, diventando infatti una vicenda di cui si è parlato moltissimo. E’ una storia che racconta di abusi e manipolazione, quelli che, secondo il racconto di Gypsy, l’avrebbero portata a compiere un atto estremo.
In queste settimane se ne riparla anche in Italia: è infatti disponibile nel catalogo di Sky la serie “Ho ucciso mia madre” che racconta proprio questa vicenda. Il solo e unico punto di vista è quello di Gypsy, oggi una trentenne che ha scontato oltre 7 anni di carcere per l’omicidio di sua madre.
Nata nel 1991, Gypsy è stata vittima per tutta la sua infanzia della sindrome di Munchausen per procura da parte di sua madre, Dee Dee Blanchard. Dee Dee sosteneva che la figlia soffrisse di numerose malattie, tra cui distrofia muscolare, leucemia, epilessia e molti altri disturbi, costringendola a utilizzare una sedia a rotelle e a sottoporsi a trattamenti medici non necessari. La madre riusciva a convincere i medici della gravità delle condizioni di Gypsy, ricorrendo persino alla falsificazione dei documenti medici, specialmente dopo l’uragano Katrina, quando dichiarò che le cartelle cliniche erano andate distrutte. Intorno a Gypsy, i suoi parenti e le persone che le volevano bene, sapevano che poteva camminare e che forse non era malata, ma nulla hanno potuto fare per aiutare la ragazza, o forse, come sostiene oggi la donna, non hanno voluto.
In questa triste vicenda il grande assente è anche il padre di Gypsy.
Il padre di Gypsy Rose, Rod Blanchard, era giovane quando ha conosciuto Dee Dee Blanchard. La coppia si è sposata quando Rod aveva appena 17 anni, e poco dopo Dee Dee è rimasta incinta di Gypsy. Tuttavia, il loro matrimonio è finito ancora prima della nascita di Gypsy, poiché Rod ha sentito che il matrimonio era stato un errore dovuto alla giovane età e alla fretta. Nonostante la separazione, Rod ha cercato di mantenere un rapporto con la figlia, ma Dee Dee ha reso difficile il contatto tra loro.
Nel corso degli anni, Rod ha inviato regolarmente denaro per il mantenimento di Gypsy, credendo alle storie di Dee Dee sulle condizioni di salute della figlia. Dee Dee sosteneva che Gypsy fosse gravemente malata, e Rod non aveva motivo di dubitare delle sue affermazioni, affidandosi a ciò che la madre raccontava. La manipolazione di Dee Dee ha portato Rod a non comprendere appieno la realtà della situazione. La situazione era resa più complicata anche dal fatto che Dee Dee e sua figlia si trasferissero di mese in mese e il padre di Gypsy invece era fuori per lavoro, mancava per lunghe settimane. Racconta, nelle recente interviste, di non aver visto sua figlia per sei anni e per questo, non ha compreso cosa le stesse accadendo.
Solo quando è emerso l’inganno delle false malattie e l’omicidio di Dee Dee, Rod ha capito la portata degli abusi psicologici e fisici subiti da Gypsy. Ha espresso profondo rammarico per non essere riuscito a proteggere la figlia da ciò che le stava accadendo e ha continuato a sostenerla durante il processo e la sua detenzione.
La vita di Gypsy era un incubo fatto di ospedali, trattamenti dolorosi e isolamento. Solo crescendo iniziò a capire che molte delle sue “malattie” erano inesistenti. Tra gli altri problemi c’era anche quello legato all’età. Gypsy, come ha raccontato anche durante il processo, non aveva idea della sua vera età, pensava di essere una bambina mentre invece era già maggiorenne, quando ha iniziato a parlare con dei ragazzi sui social network. Racconterà che in una occasione, aveva anche provato a scappare di casa ma sua madre l’aveva ritrovata e per i mesi successivi l’aveva tenuta legata con le catene al letto.
Ora nel corso del tempo molte persone si sono chieste: perchp Gypsy non ha contattato gli assistenti sociali o le forze dell’ordine, invece di parlare solo con uomini che neppure conosceva? Aveva diversi profili social finti, un telefono, soprattutto intorno ai 16-17 anni e tanta consapevolezza. Usciva con sua madre e avrebbe potuto chiedere aiuto a più persone, le stesse che lei e Dee Dee per lungo tempo hanno usato solo per avere dei soldi. Gypsy ha spiegato che non sapeva di essere in pericolo, che credeva a sua madre e che la amava così tanto da non dubitare di lei, non vedeva altra vita. Inoltre ha anche raccontato che negli ultimi anni, prima di arrivare all’omicidio di Dee Dee, era dipendente da antidolorifici, dunque non era lucida.
La sua disperazione la portò a cercare una via d’uscita e, nel 2015, con l’aiuto del fidanzato Nicholas Godejohn, complottò l’omicidio della madre. Dee Dee fu trovata morta nel giugno dello stesso anno, pugnalata più volte. Durante il processo, emersero le verità sugli abusi subiti da Gypsy, che portarono i giudici a tenere conto delle circostanze attenuanti. Godejohn, che materialmente commise l’omicidio, fu condannato all’ergastolo, mentre Gypsy ricevette una condanna di dieci anni con l’accusa di omicidio di secondo grado.
La storia di Gypsy Rose e Nicholas Godejohn è al centro del drammatico evento che ha portato all’omicidio di Dee Dee Blanchard. I due si sono conosciuti nel 2012 su un sito di incontri cristiano. Nicholas, che soffriva di disturbi mentali come il disturbo dissociativo dell’identità e l’autismo, ha trovato in Gypsy una persona che condivideva un sentimento di disperazione e bisogno di affetto. La loro relazione si è sviluppata principalmente online, poiché Gypsy era tenuta sotto stretto controllo da Dee Dee e viveva in un regime di isolamento forzato.
La relazione tra Gypsy e Nicholas ha presto assunto un carattere ossessivo e, secondo alcune fonti, hanno esplorato fantasie sessuali che includevano giochi di ruolo. Nicholas si identificava con una personalità “oscura” che usava per affrontare i suoi desideri e i problemi personali. Con il tempo, i due hanno discusso della possibilità di eliminare Dee Dee, che rappresentava l’ostacolo maggiore alla libertà di Gypsy.
Nel giugno 2015, dopo mesi di pianificazione, Nicholas ha viaggiato fino alla casa di Gypsy e, su richiesta di lei, ha compiuto l’omicidio di Dee Dee, pugnalando la donna mentre dormiva. Gypsy, che era presente in casa durante il delitto, si è nascosta nel bagno. Subito dopo l’omicidio, i due sono fuggiti insieme, ma la fuga è durata poco: sono stati arrestati pochi giorni dopo grazie a una serie di post su Facebook che avevano lasciato tracce della loro posizione. In realtà la ragazza, dopo esser arrivata a casa del suo fidanzato, ha scoperto che quella non era la vita che avrebbe voluto fare e che era finita in un’altra prigione. Ed è stata lei a scrivere, racconta, i post sui social. Ha iniziato ad avere dei sensi di colpa, perchè sapeva che se lei non lo avesse raccontato, il corpo di sua madre non sarebbe neppure stato trovato.
Durante il processo, Nicholas è stato condannato all’ergastolo per omicidio premeditato, mentre Gypsy ha ricevuto una pena ridotta di dieci anni, tenendo conto degli abusi che aveva subito. La relazione tra i due si è conclusa dopo l’arresto, e Gypsy ha successivamente dichiarato di non avere più contatti con Nicholas e di essere andata avanti con la sua vita
Gypsy è stata rilasciata alla fine del 2023 per buona condotta, dopo aver scontato circa l’85% della sua pena. Una volta fuori dal carcere, ha cominciato a ricostruire la sua vita. Si è sposata nel 2022 con Ryan Scott Anderson e attualmente vive in libertà vigilata, cercando di lasciarsi alle spalle il passato e di costruire un futuro migliore. La sua vicenda ha ispirato documentari e serie televisive, come “The Act”, oltre a suscitare numerose riflessioni sul controllo e l’abuso psicologico nelle dinamiche. Nel mese di ottobre è arrivata in Italia anche su Sky la serie Ho ucciso mia madre che racconta proprio questa vicenda con la testimonianza di Gypsy dal carcere.
La storia di Gypsy Rose Blanchard ha suscitato un intenso dibattito nell’opinione pubblica, con reazioni diverse e a volte contrastanti. Molti vedono Gypsy come una vittima degli abusi di sua madre, Dee Dee, che ha manipolato e costretto la figlia a vivere una vita di sofferenza e finzione. Dee Dee ha imposto alla figlia diagnosi mediche false per ottenere simpatia e benefici economici, isolandola dal mondo esterno e negandole una vita normale. In questo contesto, una parte significativa dell’opinione pubblica considera l’omicidio come un atto disperato di una giovane donna che non vedeva altra via di fuga.
D’altro canto, ci sono opinioni meno indulgenti che sostengono che, nonostante gli abusi subiti, Gypsy abbia comunque commesso un crimine grave. Alcuni criticano il fatto che lei abbia pianificato l’omicidio e coinvolto Nicholas Godejohn, mettendo in discussione se le circostanze giustifichino pienamente le sue azioni. Tuttavia, anche queste voci tendono a concordare sul fatto che la responsabilità principale risieda in Dee Dee e nella sua manipolazione protratta per anni.
Come tutte le storie di abusi e manipolazioni, anche la storia di Gypsy Rose è molto complessa ma invita a riflettere anche su tanti aspetti. Il silenzio dei familiari, l’incredibile incapacità dei dottori di comprendere cosa stesse accadendo, l’assoluta assenza degli assistenti sociali. Un mondo che si è fatto manipolare, o persone che non sono andate fino in fondo ?
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