Una notizia che scuote il mondo intero. E’ morta la donna incinta che la scorsa settimana, dopo il bombardamento russo ai danni di un ospedale pediatrico, era stata immortalata a Mariupol mentre veniva trasportata in un’altra struttura. Si teneva la pancia insanguinata, adagiata su una barella, in mezzo alle macerie, con il volto sofferente e disperato.
In molti avevano ipotizzato che potesse trattarsi di una notizia falsa. Le ambasciate russe di diversi Paesi (tra cui Gran Bretagna e Italia) avevano addirittura affermato che il bombardamento fosse stato inventato e che quella donna fotografata in realtà fosse una blogger truccata ad hoc e non davvero una donna in stato di gravidanza ferita (quasi) a morte. A distanza di una settimana, invece Associated Press racconta che quella donna e il suo bambino sono morti.
Nessuna finzione, dunque, quella donna presa di peso e trascinata dai soccorritori in mezzo alle macerie per essere trasferita in un altro ospedale non ce l’ha fatta. Il chirurgo che ha tentato disperatamente di salvare la vita a lei e al suo bambino con un taglio cesareo in fretta e furia, non ha potuto fare niente. La donna aveva il bacino schiacciato e l’anca staccata. Il bambino che portava in grembo è morto poco prima di lei.
Resta una grande tristezza, un senso di nausea che accomuna le persone che, da lontano, stanno assistendo inermi a questa folle guerra che sta mietendo vittime innocenti. Uomini, donne, bambini che nel giro di pochi giorni hanno visto le loro vite stravolte, messe in pericolo, distrutte. Hanno conosciuto il terrore, la paura, la violenza di una guerra che sta devastando un paese intero e che non sembra volersi arrestare. Avevamo parlato di recente del coraggio delle donne ucraine che si sono esposte contro la guerra. La donna incinta che ha perso la vita insieme al suo bambino diventa, suo malgrado, una sorta di foto simbolo che scuote l’opinione pubblica. E che deve per forza far riflettere.
Muore una giovane donna, muore una futura madre, muore un bambino che non ha fatto in tempo a vedere la luce a causa della follia umana. Vittima di un mondo brutto che sta degenerando sempre più. E in questa situazione disperata c’è spazio solo per le lacrime. Le lacrime di chi si mette nei panni dell’altro e inorridisce al solo pensiero di poter vivere una situazione simile. Perché, come diceva Jean Paul Sartre, “quando i ricchi si fanno la guerra tra loro, sono i poveri a morire“.
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