Le donne europee con tre figli lavorano di più di quelle italiane che ne hanno uno solo

Azzurra Rinaldi, economista femminista, professoressa universitaria, scrittrice e cofounder di Equonomics, nonché direttrice School of Gender Economics all’Università di Roma Unitelma Sapienza, è stata intervistata da La Stampa dove ha parlato delle mamme lavoratrici, dell’occupazione femminile e non solo. L’esperta ha spiegato che nel nostro Paese, l’Italia, le donne che hanno dei figli lavorano ormai sempre di meno. “Manca la consapevolezza del riflesso macroeconomico ma sappiamo che ogni euro investito in servizi per l’infanzia torna indietro 13 volte. Se servizi per l’infanzia e lavoro femminile fossero considerati in un’equazione economica non avremmo perso per strada un sacco di soldi e di Pil.

I governi farebbero qualsiasi cosa per avere un incremento importante del prodotto interno lordo. Ma in realtà, la soluzione c’è già: occorre liberare la forza lavoro delle donne. Lo dice chiaramente il report di McKinsey. È stato chiesto: qual è il fattore di crescita più importante dei Paesi, puoi indicarne solo uno. Risposta: il capitale umano femminile” ha affermato. Ma se andiamo a vedere i dettagli che riguardano questa importante tematica, è ben chiaro che la situazione delle donne madri e lavoratrici in Europa è diversa rispetto alla stessa categoria qui in Italia.

I dati

Openpolis 2022 ci fornisce questi dati facendo ben capire che le donne italiane tra i 20 e i 49 anni che hanno un figlio occupate nel 2021 sono il 55,5%. Al contrario, in altri ventidue Paesi europei, le donne lavoratrici che di figli ne hanno tre hanno una percentuale ben più alta di quelle italiane che hanno soltanto un figlio. Basti pensare, infatti, che in Slovenia, in Portogallo o ancora in Danimarca e in Svezia la quota delle donne occupate professionalmente e aventi tre figli si aggira attorno all’80%. Come ha affermato anche Azzurra Rinaldi, in Italia sembra che quando una donna diventa madre i dati crollano insieme a quello che è il patto economico.

“Senza spostarci in Finlandia guardiamo alla Spagna. ha introdotto il congedo di paternità obbligatorio e facoltativo uguale a quello di maternità: stravolge la condivisione del carico di cura. In Italia il congedo non viene preso dal 57% degli uomini. Il modello spagnolo nel nostro sistema patriarcale modificherebbe lo stereotipo culturale e avrebbe un impatto immediato sull’equità e l’efficienza del mercato del lavoro” ha spiegato l’esperta. Per poi aggiungere: “Il vero lavoro da fare è sugli uomini. I padri dove stanno? Io vorrei poter sentire le loro voci: vorrei vedere una piazza piena di uomini che chiedono il congedo di paternità di 5 mesi. Vorrei sentirli gridare che vogliono stare con i loro figli, prendersene cura al pari di mamme e compagne”.

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