Questa mattina Clio MakeUp ha pubblicato sulla sua pagina instagram un lungo sfogo. In questi giorni ha raccontato che sta affrontando, per motivi legati alla sfera intimi della sua vita, un momento difficile. Oggi però ha parlato di lavoro Clio Zammatteo e ha spiegato, come il mondo del beauty e tutto quello che è il lavoro delle influencer come lei, molte delle quali anche imprenditrici, in Italia sia pensato in modo diverso che all’estero. Una denuncia, quella di Clio, che in lacrime dice anche di aver paura di fare questo lavoro, tanto è lo stress, che invita a una riflessione. Il messaggio di Clio Make Up è chiaro: le influencer, non tutte, pubblicizzano i prodotti senza neppure credere nelle loro potenzialità. Parlano bene di un brand per non perdere un contratto, a prescindere dalla “bontà” del prodotto che sponsorizzano o mostrano sui loro canali. Non ci sono più recensioni negative e quello che Clio fa notare, è che non ci si può neppure permettere di dire qualcosa di negativo perchè inizia un vero e proprio massacro, che porta i follower di una influencer a offendere un’altra e via così…La denuncia è un invito a riflettere perchè appunto, come fa notare l’imprenditrice, molte delle cose che vengono sponsorizzate, non sono così buone, miracolose oppure utili, come ci viene raccontato.
La domanda quindi è una: quanto sono disinteressare le “recensioni” di un prodotto? Quanto dobbiamo credere alla buona fede di chi ci parla di un profumo, di un rossetto, di fanghi, di creme, di piastre per capelli? Bhè instagram, ad esempio, per cercare di arginare il problema, da anni ha imposto che si possa ben capire che si sta facendo una “ADV” un post a pagamento e non un consiglio spassionato perchè si ama quel bran o quel prodotto. Questo già permette di capire al follower/cliente, che se si è pagati per parlare di un prodotto, difficilmente si diranno anche aspetti negativi e difetti. Ma neanche questo è sufficiente, è chiaro. Il potere di chi ha milioni di follower e riesce a influenzare e portare all’acquisto con una pubblicità martellante, non è di poco conto. Il problema è che, come fa notare Clio, per chi vuole anche lanciare un brand, senza questo martellamento, senza inviare gitf, senza adv, senza che tutti dicano la stessa cosa, non è facile. Eppure basterebbe tornare a essere onesti.
Clio ricorda di quando nel 2008, chi come lei faceva questo lavoro, poteva ancora permettersi di dire pro e contro, di dire cosa andava bene e cosa no, di dare magari dei consigli, dei pareri. Oggi è invece tutto stupendo, tutto sensazionale, tutto utilissimo, tutto fondamentale. Perchè è tutto un ADV verrebbe da dire. Da quello che si mangia al cuscino sul quale si dorme passando per l’asciugamano che si usa in bagno. Non è solo un problema del settore beauty è chiaro. Il fatto è che questo è il settore più competitivo, soprattutto per i piccoli brand che devono competere con colossi. Ci vorrebbe un decalogo e delle regole da fissare . Ci vorrebbe anche una educazione per i follower e un protocollo per chi fa ADV come se non ci fosse un domani, anche perchè spesso, si lanciano dei messaggi sbagliati. Soprattutto nel mondo della bellezza appunto, quando si continua a parlare di prodotti che ti fanno più bella, che correggono, che migliorano. Dimenticando che bisognerebbe pubblicizzare anche il naturale. Perchè la vita non è fatta di sole ADV e di filtri. C’è molto altro e Clio MakeUp, che dell’essere bella, spontanea e naturale, ne ha fatto una bandiera lo sa bene. Purtroppo i modelli di genuinità come quello di Clio non esistono più e questo è un vero peccato.
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