Aveva lasciato la scuola, aveva cambiato le sue abitudini, non frequentava più il corso di danza che tanto amava. Aveva paura e non nascondeva quei lividi lasciati sul suo volto e dentro l’anima. Aveva 17 anni Roberta Siragusa. Oggi l’ultimo saluto nella sua terra. Oggi l’addio a una ragazza di 17 anni presumibilmente uccisa dal suo fidanzato, che le ha inflitto anche dopo la morte una nuova pugnalata: ha detto che è stata lei a darsi fuoco. Nessuno ci crede, chi indaga va verso altre piste e il giovane resta in carcere. Ma Roberta, che materialmente è stata a quanto pare uccisa dal 19enne che l’aveva minacciata in passato, che le aveva fatto un occhio nero, che la usava come se fosse un oggetto, così raccontano gli amici della coppia, è stata uccisa anche dalla superficialità di chi ha minimizzato. Uccisa da chi giustificava le liti, il livido, il suo non voler andare a scuola. Uccisa dal silenzio, dall’omertà. Le amiche le dicevano di lasciarlo, lei diceva che aveva paura per la sua famiglia. Uccisa da questa società nella quale i giovani non trovano appigli, non hanno certezze. Dalla scuola sempre più assente dalle vite di questi giovanissimi ragazzi. Perchè non è normale smettere di andare da un giorno all’altro a scuola, uscire con gli amici non rispettando il coprifuoco, in zona rossa. Roberta non meritava la fine che ha fatto e a pagare dovrà essere certamente il suo assassino. Ma paghiamo tutti un prezzo molto molto caro. Le due famiglie, distrutte per sempre. La società che non ha saputo dare aiuto a una ragazza di 17 anni che non si è sentita al sicuro, che ha deciso di non chiedere aiuto. E’ un fallimento per tutti. Un grande fallimento. Non bastano le giornate dedicate alla violenza contro le donne, serve di più per far si che una ragazza di 17 anni lasci un ragazzino che la maltratta, che la umilia pubblicamente. Serve adeguata educazione, una rete pronta a intervenire. Serve l’educazione anche per i genitori che no, non possono permettere a una ragazza di uscire con lo stesso ragazzino che le ha fatto un occhio nero. Un dramma nel dramma, una sconfitta con un dolore che trafigge il cuore e che lascia mille dubbi, angosce e colpe.
Oggi tutti parlano di quelle litigate, di quei consigli dati a Roberta che diceva di avere paura di lui. Non lo amava, sentiva un altro ragazzo. Non è bastato per darle la forza di allontanarsi e denunciare. Non è bastato neppure a chi stava intorno a lei. Nessuno ha chiesto aiuto e Roberta paga a caro prezzo l’immobilismo di questa società. Dopo tutti sapevano ma prima, durante?
Quante volte ancora dovremmo sentire storie come quella di Roberta, uccisa da chi diceva di amarla? Quante altre vite innocenti saranno spezzate senza che nessuno prima abbia capito la necessità di intervenire?
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