A quanto pare si parla davvero molto poco di quello che succede negli ospedali alle neo mamme e di quello che sta succedendo soprattutto da quasi tre anni a questa parte, per via delle restrizioni del covid. A dare il via a una serie di testimonianze scioccanti, è il caso del bimbo neonato morto a Roma, nel reparto ginecologia dell’ospedale Pertini. Decine e decine di mamme, dopo aver letto la storia del piccolo che potrebbe essere morto soffocato a causa di una distrazione della mamma ( potrebbe essersi addormentata dopo l’allattamento ma le cause del decesso sono ancora tutte da verificare ed è in corso una indagine) hanno voluto schierarsi dalla parte della donna. L’urlo che arriva dai social è lo stesso per tutte: “Quel bambino avrebbe potuto essere mio figlio, quella mamma avrei potuto essere io”. Raccontano le mamme, di come, soprattutto negli ultimi tre anni, si venga lasciate in totale solitudine in reparto, anche due ore dopo il parto. Con i punti, quando ancora la parte inferiore del corpo non si muove, con l’inesperienza. Con un neonato da cambiare, nutrire, proteggere. Ed è cambiato tutto drasticamente, visto che gli accompagnatori, siano essi il secondo genitore o un parente, non possono più stare in stanza con le neo mamme. Un disagio che provoca spesso diversi problemi: molte mamme raccontano di non esser state in grado di andare neppure in bagno. Spaventate, traumatizzante, stanche dopo ore di travaglio, distrutte da un parto complicato. Sono mamme che avrebbero voluto ricevere un appoggio e invece sono state lasciate da sole. Trattate come bestie, scrivono in tanta commentando sui social la storia del piccolo morto al Pertini. E comprendono profondamente quanto accaduto alla mamma che sarà per sempre segnata dalla morte del suo piccolo, forse per una colpa che non ha.
C’è una mamma che racconta di aver partorito due gemelle, di aver avuto 20 punti e di non aver mai ricevuto la visita di suo marito. Ha fatto tutto da sola, all’uomo non hanno neppure permesso di salire in reparto a dare una mano alla neo mamma; ha dovuto lasciare la struttura da sola, trascinandosi i bagagli e portando con se le due piccole. Parlano di vere e proprie barbarie subite, le mamme che oggi, fanno sentire tutta la loro rabbia e la disperazione provata. Non dimenticano quei giorni drammatici. Tra i vari commenti sui social anche quello di una mamma che ha rischiato di perdere il suo bambino che spiega: “Stessa esperienza …ti lasciano sola coi bimbi dopo la stanchezza di quella giornata e pretendono tu allatti pure senza esperienza e col covid nessuno di notte con te…io pure mi sono addormentata col bimbo in braccio e la mia compagna di stanza che aveva partorito con me mi ha svegliata …il bimbo poteva scivolare…purtroppo la troppa stanchezza ….mi dispiace troppo“.
Si apre un mondo parlando di questo tema, un mondo che forse in questi ultimi tre anni non abbiamo compreso, capito, di cui poco si è parlato, come se avesse poca importanza. E invece il benessere di una neo mamma dovrebbe essere fondamentale per lei e per la creatura che ha messo al mondo. La speranza è che quello che è successo alla mamma di Roma possa portare a una riflessione importante anche sulla possibilità di dare aiuto diverso alle neo mamme. E se la struttura non riesce a reggere i ritmi, si dovrebbe cambiare il protocollo tornando a permettere la presenza anche negli ospedali, di parenti e persone che dall’esterno possano dare un contribuito per evitare tragedie di questa portata.
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