In questi ultimi mesi si è molto parlato dell’arresto del padre di Saman Abbas, finalmente tornato in Italia per il processo dopo l’arresto. Ma forse, poca attenzione, è andata alla madre della ragazza di 18 anni, barbaramente uccisa, con ferocia, dalle persone della sua famiglia che avrebbero dovuto proteggerla. Nazia Shaheen è la grande assente nel processo che vede i familiari della ragazzina imputati con l’accusa di aver premeditato il suo omicidio, di averla uccisa e di aver occultato il suo cadavere. Oggi, le prime fasi , con una rivelazione scioccante da parte del padre di Saman: il giorno in cui è stato arrestato in Pakistan, sua moglie era lì, in casa. Lui era nei campi, Nazia era in casa ma nessuno l’ha cercata, nessuno si è occupato di lei. Una cosa che non stupisce: non dimentichiamo che Shabbar Abbas, non è stato arrestato perchè era ricercato in Italia ma per dei reati commessi in Pakistan.
Ma torniamo a Nazia, che probabilmente resterà per sempre in Pakistan, da latitante, senza scontare un solo giorno in carcere per l’omicidio di sua figlia.
Per quanto Nazia potesse essere sottomessa a suo marito, per quanto fosse la sola donna della sua famiglia, avrebbe potuto fare qualsiasi cosa per proteggere sua figlia. Avrebbe potuto mandarle dei messaggi per dirle di non tornare a casa; avrebbe potuto portarle il passaporto di nascosto, evitando di farla rientrare in famiglia. E invece no, lei rassicurava Saman, le diceva di stare tranquilla mentre la 18enne invece, scriveva al suo fidanzato e le spiegava del terrore che viveva, perchè temeva di essere uccisa. Non sbagliava Saman, aveva persino sentito sua madre, Nazia, parlare al telefono con dei parenti. La madre e il padre di Saman avevano pianificato tutto: non potevano permettere che la ragazza facesse la vita che voleva, che sposasse un uomo che amava, poco importava che fosse anch’egli pakistano, non era l’uomo che la famiglia aveva scelto per lei.
Senza nessun rimpianto Nazia prende un volo e torna in Pakistan. Poche ore dopo l’omicidio di Saman sorride in aeroporto prima della partenza. E da quel giorno tace, non dice più nulla e inizia la sua vita da latitante. Una nuova vita in Pakistan, dove probabilmente è libera di fare ciò che vuole, protetta dal velo, nasconde il suo volto, e continua una esistenza che a quanto pare, non la sconvolge. Non la sconvolge il fatto di aver ammazzato in complicità con la sua famiglia una ragazza di 18 anni. Di aver occultato il cadavere di Saman. Di aver perso un altro figlio, che ha assistito a tutto, sapeva tutto, anche di quella drammatica notte. Nazia continua la sua vita, Saman non c’è più.
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