Quando sono stati resi noti i primi contagi Covid in Italia ero in Messico per un viaggio di tre settimane da Città del Messico a Cancun. In queste tre settimane sono successe molte cose, alcune impensabili. In realtà sarei dovuta andare in Cina quest’anno: e pensare che più che il Covid, totalmente sottovalutato, mi ha frenato il clima. Verso la fine del mio (attualmente) ultimo viaggio, in Lombardia iniziavano i primi casi: la situazione sembrava assolutamente contenibile (o almeno questa era la mia percezione all’estero). Ancora sul volo di ritorno ricordo che lo steward scherzando mi ha detto “tu sei stata fuori tre settimane ma nel frattempo in Italia è esploso il panico: sai che ora che atterri ti fanno fare la quarantena e poi dovrai stare chiusa dentro casa?”.
Era il 28 febbraio: lui scherzava e non sapeva che di lì ad una settimana la previsione sarebbe stata proprio quella. Neanche io lo sapevo: in quel momento mi sembrava più credibile un incidente aereo che uno scenario simile. Atterrata a Roma mi fermo a casa a salutare mia mamma. Dopo qualche aggiorno apprendo la notizia che saranno vietati gli abbracci: e ancora mi illudo che si tratti di estrema precauzione. Quello che è successo dopo è storia che abbiamo vissuto e che, probabilmente, finirà anche sui libri di storia per le prossime generazioni. Il Covid 19 ha frenato la mia passione più grande: i viaggi (la seconda è il beach volley anche questo attualmente ancora al bando). Quanta voglia ho di ripartire? Tantissima eppure credo che sarò tra le ultime a farlo.
Il motivo sta proprio nel significato del viaggio per me: non è solo fotografare monumenti o vedere posti ma immergermi nella cultura, respirare gli odori e i profumi nei mercati, assaggiare il cibo locale, conoscere la gente del posto… Fino a che non potrò viaggiare così non credo che tornerò a farlo.
Eppure voglio sicuramente aiutare la filiera del turismo senza la quale non potrei seguire questa passione (e in cui peraltro lavora il mio compagno che ha un B&b). Lo sto facendo in due modi: prima di tutto aiutando un paese, la Tailandia, che per me è come una seconda casa. Lì non si può quasi parlare di economia in crisi perché, aldilà del coronavirus, non esiste prettamente un’economia come noi la intendiamo. E con zero turisti in giro le famiglie tailandesi fanno fatica in alcuni casi anche a permettersi il riso da mangiare, almeno nelle isole più piccole. Ecco perché ho aderito ad una campagna a Koh Pangan per comprare sacchi di riso e altri generi di prima necessità. In secondo luogo vorrei che finalmente noi italiani ci rendessimo conto di che gemma preziosa possiamo essere per i turisti. Nel piccolo della regione in cui vivo, l’Abruzzo, ci sono mare e montagna, borghi autentici da scoprire, boschi e cascate. Un paradiso che ora più che mai va scoperto, a distanza di sicurezza.
Guardando le foto del Messico ringrazio di essere partita: di non aver rimandato quel viaggio per dare precedenza ad altre spese. Quindi per ora il mio zaino è in quarantena ma sono pronta a ripartire appena si potrà, senza rimandare dietro motivi che sembrano più urgenti.
Quello che il Coronavirus mi ha insegnato è che non bisogna aspettare l’occasione giusta per aprire una bottiglia di vino speciale, ogni giorno è l’occasione giusta! Nel frattempo, scelgo il vino italiano!
Ringraziamo la nostra amica Alessandra per aver condiviso con noi questo suo pensiero. Una stanza tutta per noi è pronta ad accogliere le storie di tutti e di tutte!
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