Elin Mattsson è una mamma, oltre a essere una pittrice ( una donna che lavora quindi, lo ricordiamo per chi ha scritto articoli ironizzando sul fatto che una artista non lavori come chi tutti i giorni va in ufficio, ennesimo limite di un paese che si crede al passo con i tempi e non lo è). Una mamma finlandese che, non avendo un ufficio nel quale recarsi tutti i giorni e potendo scegliere dove lavorare aveva optato per la Sicilia. Un posto caldo, un paese mediterraneo accogliente. Lei e il marito lasciano la Finlandia con la famiglia. 4 figli e tanta voglia di trovare in Italia il loro posto del cuore. Un sogno che presto si trasforma in un incubo perchè dopo solo due mesi di frequentazione dei bambini delle scuole italiane, la famiglia decide di rifare i bagagli e andare via. E badate bene: non tornano in Finlandia ma scelgono la Spagna, perchè anche lì fa caldo, perchè il paese può offrire tutto quello che pensiamo possa esserci solo in Italia ma esiste anche altrove ( e faremmo bene a ricordarlo). Prima di andare via, documenta tutto sul suo blog Elin, che vive da poco tempo in Italia, troppo poco per capire che, invece che imparare qualcosa dal suo sfogo, dalla sua lettera aperta, gli italiani avrebbero polemizzato, come ben sanno fare. Persino grandi firme di grandi quotidiani, femministe, si indignano per la lettera aperta della mamma finlandese che si stupisce del fatto che si vada a scuola ad accompagnare i proprio figli in macchina ( qualcuno le fa notare che in Italia, si va a portare i bambini a scuola perchè poi con la macchina le mamme vanno a lavorare). E si, perchè qualcuno fa notare a Elin che le mamme italiane, a differenza sua, che dipinge, LAVORANO. Come se dipingere non fosse un lavoro, come se la capacità di vendere un quadro e avere lo stesso stipendio di chi lavora in fabbrica, in un forno, in pizzeria, in un negozi di abbigliamento non sia la stessa cosa. Ma con la puzza sotto il naso tipica dell’italiano medio che mai accetta una critica ma che è pronto ad attaccare, senza mai imparare da chi vorrebbe solo un confronto, tutte e tutti, vanno contro Elin. Il commento più in voga sotto gli articoli di giornale che raccontano questa storia è sempre il medesimo: “tornatene in Finlandia”.
E pensare che Elin, scegliendo un paese caldo, aveva solo pensato che i suoi figli potessero passare più tempo all’aperto, andassero a piedi a scuola, potessero giocare, scoprire. Eppure sulle famose chat delle mamme ( e non dei papà perchè anche qui dimostriamo quanto siamo evoluti, la scuola è una cosa solo per donne e per mamme, i papà meglio tenerli fuori perchè LAVORANO non possono occuparsi anche dei figli) ci si lamenta perchè bisogna comprare la carta igienica, i gessetti, i pennarelli, i materiali scolastici, ricaricare le chiavette per fare le fotocopie. E’ tutto un porta tu perchè la scuola non se lo può permettere. Ma va bene, mica ci si deve indignare per questo, ci si indigna perchè una mamma ha fatto notare che i bambini, visti i 30 gradi a dicembre, potrebbero passare più tempo, soprattutto all’asilo all’aperto, e invece le strutture neppure ce l’hanno il giardino. Che cosa sarebbe successo se la povera Elin avesse fatto notare che ci sono insegnanti di inglese che non sanno mettere insieme tre parole , che ci sono insegnanti che insegnano a 15enne e non hanno mai acceso un pc? Che nelle scuole non ci sono connessioni degne di questo nome, che mancano i computer, che si sciopera un giorno si e l’altro pure perchè non vanno i termosifoni, perchè cade acqua dal tetto, perchè si è staccato l’intonaco? Non ha osato Elin. Ha solo parlato di come sarebbe bello se i bambini andassero insieme a scuola, senza la macchina di mamma e papà, se si stesse di più all’aperto, e se si usasse il metodo Montessori per le scoperte dei più piccoli ( e per fortuna che era roba nostra, si il metodo Montessori, quello che usano all’estero e in Italia no- con le dovute eccezioni è chiaro). Certo non facciamo di tutta l’erba un fascio, saremmo come gli odiatori e le odiatrici di Elin. Molte maestre e molti docenti hanno dato ragione alla mamma finlandese. E come potrebbe essere altrimenti, avendo la donna raccontato la pura verità? Non ha offeso, e forse avrebbe potuto farlo. Non perchè a Siracusa ci siano le scuole peggiori di Italia anzi. E’ il sistema scolastico che fa acqua da tutte le parti, è la presunzione di essere sempre i migliori che da decenni ci rende peggiori. E’ la spocchia tutta italiana di continuare a credere che nel tempio della civiltà, tutto possa essere migliore. Qualcuno scriva su una LIM che ci siamo evoluti, sempre che la LIM funzioni eh…