Tupperware, il marchio che ha definito la conservazione dei cibi per decenni, ha ufficialmente presentato istanza di bancarotta sotto il Chapter 11 a settembre 2024. Questo passaggio segna la fine di un’epoca per l’azienda, che è entrata con i suoi prodotti nelle cucine di tutto il mondo fin dagli anni ’50 grazie alle famose “Tupperware parties”, un innovativo modello di vendita diretta. La decisione di avviare la procedura fallimentare arriva dopo anni di difficoltà finanziarie e di un costante declino nelle vendite. Fino a un decennio fa, i prodotti della Tupperware erano sicuramente considerati i migliori ed erano molto venduti anche grazie al lavoro fatto dalle “rappresentati”. Ma adesso che tutto corre veloce alla portata di un click, quel modello probabilmente, non funziona più. In Italia poi, i prodotti di questo marchio, hanno avuto sempre un costo molto alto, sinonimo certamente di grande qualità. Ma potersi permettere una ciotola da 20 euro, è cosa sempre più rara ormai.
La CEO Laurie Ann Goldman ha dichiarato in merito in una nota: “Negli ultimi anni, la posizione finanziaria della società è stata gravemente influenzata dal difficile contesto macroeconomico. Di conseguenza, abbiamo esplorato numerose opzioni strategiche e abbiamo stabilito che questa è la strada migliore da seguire. Si tratta di processo pensato per fornirci una flessibilità essenziale, mentre perseguiamo alternative strategiche per supportare la nostra trasformazione in un’azienda digitale e guidata dalla tecnologia, meglio posizionata per servire i nostri stakeholder”, ha dichiarato la presidente e amministratrice delegata di Tupperware.
Le cause del collasso finanziario sono molteplici. Da una parte, Tupperware ha sofferto la concorrenza di marchi più economici e di alternative più sostenibili come contenitori in vetro o acciaio inossidabile, che oggi sono preferiti da consumatori sempre più attenti all’ambiente. Dall’altra, il modello di vendita diretta che per decenni aveva portato al successo il brand, non è riuscito a tenere il passo con i cambiamenti nelle abitudini di consumo, soprattutto tra le generazioni più giovani. L’azienda ha tardato ad adattarsi alle nuove tendenze, iniziando a vendere nei negozi fisici solo nel 2022, molto tempo dopo i suoi competitor principali.
Tupperware ha anche sofferto per la crisi economica globale e per inefficienze interne che ne hanno rallentato la modernizzazione. Nonostante un tentativo di ristrutturazione nel 2023 e la chiusura del suo unico stabilimento negli Stati Uniti nel 2024, l’azienda non è riuscita a invertire la rotta.
La bancarotta consentirà all’azienda di ristrutturare il debito e cercare possibili acquirenti, con l’obiettivo di mantenere in vita il marchio, che ancora oggi impiega migliaia di persone a livello globale. Tuttavia, le prospettive per il futuro restano incerte: il declino della domanda per prodotti in plastica e il calo della fedeltà al marchio rappresentano sfide significative per qualsiasi eventuale rilancio.
Questo fallimento segna una svolta storica per un marchio che, per oltre 70 anni, è stato sinonimo di innovazione e successo, ma che oggi deve fare i conti con un mercato profondamente cambiato. Non è detto però che si debba dunque dire addio alla Tupperware. Si potrebbe puntare su un modello di vendita diverso e sull’uso di materiali diversi per dare risposte diverse a domande di acquisto diverse.
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